Il mondo della F1 dice addio a Guy Ligier

Francesco Giorgi
24 Agosto 2015
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Il mondo della F1 dice addio a Guy Ligier

Costruttore eclettico (dalle monoposto alle microcar), Guy Ligier è stato protagonista nella massima Formula dagli anni 70 agli anni 90.

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Costruttore eclettico (dalle monoposto alle microcar), Guy Ligier è stato protagonista nella massima Formula dagli anni 70 agli anni 90.

Se n’è andato in silenzio, come aveva vissuto gli ultimi anni dopo una vita trascorsa in gran parte sui campi di gara: un’esistenza ad alto livello. Il mondo della F1 saluta la scomparsa di Guy Ligier, uomo emblematico nella storia del motorsport. Guy Ligier si è accomiatato da tifosi e appassionati ieri sera, domenica da ricordare per il motorsport: per il movimentato GP del Belgio e per il dramma avvenuto nella gara Indycar a Pocono, in seguito al quale il portacolori del Team Andretti Racing, Justin Wilson, si trova in coma.

Il saluto a Guy Ligier deve essere asciutto, sullo stile del carattere dell’uomo nato nel 1930, rugbysta e canottiere di buon livello in gioventù (sport dai quali aveva mantenuto un fisico “granitico”) per poi passare ai motori in una carriera comune a molti altri piloti: dalle moto alle auto, e poi costruttore in proprio. Verso la fine degli anni 50, Guy Ligier aveva esordito in moto, arrivando a disputare alcune prove iridate nelle classi 350 e 500 cc. Il passaggio alle monoposto avvenne negli anni 60, decennio nel quale Guy Ligier disputò dodici Gran premi fra il 1966 e il 1967: anni ancora “romantici” e terribili nel bene e nel male, gare combattute con il coltello fra i denti e non soltanto per le prime posizioni al traguardo: nel personale carnet di Guy Ligier si annovera il sesto assoluto al Nurburgring 1967. Tuttavia, avvenne un episodio che portò il fisicamente massiccio Ligier al ritiro: il tragico incidente al GP di Francia 1968 (Rouen), nel quale perse la vita il fraterno amico Jo Schlesser (ed ecco spiegato il motivo della sigla “JS” nelle vetture che costruì a partire dal 1970: erano tutte dedicate all’amico perito tra le fiamme della bianco – rossa Honda).

L’ingresso di Guy Ligier nel ruolo di costruttore non avvenne, come in molti altri casi, prima dalle corse e poi nella normale produzione, ma al contrario: anche grazie all’apporto di Citroen, da fine anni 60 proprietaria della maggioranza delle quote capitale di Maserati, nel 1970 debuttò la prima “quattro ruote” a marchio Ligier: la JS2 (styling del corpo vettura firmato da Pietro Frua), che era equipaggiata con il Maserati V6 “C114” derivato all’unità montata a bordo di Citroen SM (è da segnalare, a questo proposito, che gli ultimi esemplari della vettura vennero realizzati negli stabilimenti Ligier di Vichy) e che venne anche impiegata in gara. Da metà anni 70, l’expertise Ligier si sviluppò in que settori antitetici fra loro: la F1 e la produzione di microcar, per le quali la factory è famosa ancora oggi. L’esordio nella massima Formula avvenne nel 1976, con la JS5 che in configurazione prototipo (i test erano stati effettuati da Jean – Pierre Beltoise) inalberava un vistoso airscope a forma di berretto frigio. Equipaggiata con il Matra V12, la JS5 venne portata in gara da Jacques Laffite (una delle “scoperte” di Guy Ligier), il cui nome restò per molte stagioni legato al costruttore di Vichy. Nel 1977, in Svezia, la prima vittoria assoluta con la JS7 disegnata da  Gérard Ducarouge (un altro “grande nome” purtroppo scomparso da poco). Fu, tuttavia, nel 1979, nel 1980 e nel 1981 (in quest’ultima stagione la monoposto “Bleu France” portava la denominazione Talbot – Ligier) che l’équipe dimostrò la sua massima competitività: tre vittorie nel 1979 fatte segnare dalla JS11 (due con Laffite, una con l’indimenticato Patrick Depailler), due successi nel 1980 (uno, in Belgio, con Didier Pironi, il secondo in Germania ad opera di Laffite), una vittoria (Zeltweg) nel 1981 – sempre con Laffite -, prima di una lunga serie di stagioni (fra i piloti che si alternarono al volante delle monoposto blu di Guy Ligier, anche Andrea De Cesaris, scomparso lo scorso ottobre in un incidente in moto avvenuto sul Grande Raccordo Anulare), nelle quali le successive monoposto dimostrarono una buona ma non assoluta competitività.

L’ultima “zampata vincente” porta la data del 1996 (a ben quindici anni dall’ultima vittoria), la firma di Olivier Panis e la cornice di Montecarlo: in molti ricordano la bagnatissima e rocambolesca edizione del GP di Monaco di quell’anno, che segnò il canto del cigno per l’équipe. Ma Guy Ligier non era già più al timone del team: se n’era andato nel 1992, per passare il testimone a Cyril de Rouvre (già “numero uno” di Ats), il quale a sua volta cedette la squadra a Flavio Briatore; in ultimo, l’équipe andò a Tom Walkinshaw e, infine, nel 1997, ad Alain Prost: ma in questo caso, la squadra aveva cambiato nome, assumento quello del quattro volte campione del mondo.

Il “ruolino di marcia” Ligier in F1 dice che l’équipe prese parte, in 21 stagioni, a 325 Gran Premi e totalizzò 9 vittorie, nonché il secondo posto nella classifica Costruttori nel 1980.

Non ci furono più vittorie, e Guy Ligier nel frattempo aveva rivolto il proprio interesse professionale a un altro settore, quello dei fertilizzanti, che affiancò all’attività di costruttore delle celebri microvetture.

Ligier: la storia nelle immagini

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