Jaguar Land Rover: senza accordi sulla Brexit potrebbero lasciare il Regno Unito

Francesco Giorgi
06 Luglio 2018
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I vertici JLR chiedono al Governo britannico relazioni commerciali favorevoli tra Regno Unito e UE: se ciò non dovesse verificarsi, ovvero in caso di “hard Brexit”, potrebbe prospettarsi la chiusura delle fabbriche.

Se non intervenisse un agreement Londra-Bruxelles atto a favorire in maniera meno “cruenta”, per i conti delle aziende di oltremanica, l’uscita del Regno Unito dalla UE, uno dei simboli dell’industria automotive britannica potrebbe abbandonare il Paese: ciò, in termini pratici, significherebbe la chiusura dei propri impianti, la rinuncia a migliaia di posti di lavoro ed un rilevante impatto negativo sull’indotto.

È quanto paventano i vertici Jaguar Land Rover in merito all’eventuale uscita traumatica della Gran Bretagna dall’Unione Europa, ovvero la cosiddetta “hard Brexit” che si verificherebbe senza la stesura di alcun accordo fra Londra e Bruxelles. In una intervista rilasciata al Financial Times, il numero uno della società che fa capo al colosso indiano Tata Motors indica chiaramente quale potrebbe essere la sorte dei due “brand”, entrambi sinonimi di motorismo “made in Great Britain”: “In questo Paese ci sono il cuore e l’anima di Jaguar Land Rover – punta il dito il CEO Ralf Speth – E però, il futuro potrebbe essere incerto per noi e per le aziende del nostro indotto, qualora dai negoziati sulla Brexit non si garanntisse la prosecuzione di scambi liberi e senza ostacoli con l’Unione Europea”.

In altri termini, l’escalation dei costi che potrebbe essere provocata dalla parola “fine” al libero commercio al di qua e al di là della Manica causerebbe il trasferimento di Jaguar Land Rover, inteso come impianti industriali, verso altri lidi. A questo proposito, lo stesso amministratore delegato del “tandem” Coventry-Solihull è eloquente: “Se dovessimo trovarci costretti a uscire in mancanza di un giusto accordo, ci troveremmo nella condizione di dover chiudere i nostri stabilimenti: tutto ciò sarebbe davvero molto triste”. Attenzione: lo scenario dipinto dal numero uno JLR va letto come “la peggiore delle possibilità”, e lo ribadisce lo stesso Ralf Speth: “Quanto ho indicato rappresenta una ipotesi: mi auguro che non debba essere mai presa in considerazione da parte nostra”.

Dati alla mano, il massimo dirigente Jaguar Land Rover spiega al Financial Times che, in caso di “hard Brexit”, per le due aziende riunite sotto l’ombrello Tata Motors ciò si tradurrebbe in oltre un miliardo di sterline in meno all’anno relativamente agli utili: fattore principale, quest’ultimo, che – il condizionale è sempre d’obbligo! – renderebbe poco conveniente, per Jaguar Land Rover, la permanenza in Regno Unito. Di qui la conseguenza: se gli accordi fra Londra e l’Unione Europea in merito ad una “Brexit senza lacrime e sangue” dovessero andare in fumo, per JLR il futuro si tradurrebbe in un forzato addio al Paese.

Jaguar Land Rover è, attualmente, il principale Gruppo automotive britannico: insieme, il “brand” di Coventry e l’omologo di Solihull contano cinque stabilimenti di produzione (componenti di propulsione e vetture finite: a Solihull vengono assemblati i modelli Range Rover, Range Rover Sport e Range Rover Velar insieme a Land Rover Discovery e Jaguar F-Pace; a Castle Bromwich vengono prodotti i modelli Jaguar F-Type, XE, XF e XJ), una forza lavoro di circa 40.000 dipendenti diretti più altri 260.000 relativamente all’indotto; gli autoveicoli prodotti nel 2017 da Jaguar land Rover sono stati, complessivamente, circa 621.000 (ed è importante coinsiderare che l’80% delle vetture uscite dai cinque impianti JLR di oltremanica sono state esportate in 130 Paesi del mondo).

Che l’”universo JLR” abbia un peso rilevante nella bilancia economica del Paese, lo rilevano le cifre finanziarie e fiscali: dati alla mano, nel 2017 Jaguar e Land Rover hanno versato nelle casse statali più di due miliardi di sterline, corrispondenti a circa 2,27 miliardi di euro. E, ad aggiungere ulteriori informazioni alla questione, si tenga conto delle spese affrontate da JLR con le aziende di fornitura nazionali (5,67 miliardi di sterline nel 2017) ed europee (5,37 miliardi). Oltre a ciò, i vertici JLR fanno notare che il 40% dei componenti necessari all’assemblaggio dei veicoli vengono importati dai Paesi UE, e che il 20% delle vetture prodotte nel Regno Unito (solamente a Solihull vengono deliberate 1.500 autovetture al giorno, per le quali vengono impiegati circa 15 milioni di componenti) viene destinato, appunto, ai mercati UE. Da qui è facile comprendere come ogni ritardo nella consegna di componenti, accessori e parti staccate per l’assemblaggio finale del veicolo, rappresentando un surplus di costi, potrebbe provocare sospensioni di produzione: e tutto ciò ha un costo.

Last but not least, i vertici Jaguar Land Rover puntano i propri riflettori sull’evoluzione delle tecnologie automotive nel settore dei nuovi sistemi di propulsione elettrificata. Nelle scorse settimane, le strrategie industriali presentate agli azionisti parlavano chiaro: uno stanziamento, nei prossimi tre anni, per 13,5 miliardi di sterline complessivi (circa 15,3 miliardi di euro) che convergerebbero verso lo sviluppo di tre distinte tipologie di propulsione (termico, ibrido e 100% elettrico, come già evidenziato attraverso il recentissimo SUV Jaguar I-Pace, prima Jaguar ad alimentazione totalmente elettrica) per ciascuno dei propri modelli; e l’inaugurazione di un centro ricerche per lo studio delle nuove tecnologie in materia di auto connessa (la sede sarà a Manchester).

Sul futuro dei sistemi di propulsione elettrificati e dei moduli di connettività puntano forte le strategie Jaguar Land Rover, come del resto i programmi degli altri big player del comparto automotive: la permanenza “sul suolo patrio” non avrebbe, dunque, esclusivamente implicazioni sentimentali, seppure Ralf Speth dichiari a gran voce che “Senza dover minacciare alcuno, il nostro desiderio è di restare nel regno Unito, dove risiedono cuore e anima di Jaguar Land Rover: per questo vogliamo che le implicazioni della Brexit vengano rese trasparenti”, indicando altresì che “Il futuro sarà difficilmente prevedibile”, qualora gli accordi sull’uscita del Regno Unito dalla UE non mantengano libero commercio e serena convivenza fra “vicini di casa” con la stessa Unione Europea.

Ciò che il numero uno di Jaguar Land Rover chiede è, in buona sostanza, il mantenimento del mercato senza barriere doganali. E le prossime ore potrebbero essere decisive: è infatti in programma una riunione del Consiglio di Gabinetto britannico, nel quale la premier Theresa May avrà il compito di superare le resistenze euroscettiche dei membri conservatori appartenenti al suo Partito e giungere ad un compromesso in materia di relazioni commerciali fra Regno Unito ed Unione Europea.

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