Ferrari: dopo il disastro parla Domenicali, il video

Fabrizio Brunetti
15 Novembre 2010
Ferrari: dopo il disastro parla Domenicali, il video

Il giorno dopo la disfatta della Ferrari a Adu Dhabi, si susseguono le critiche sulla strategia di gara. E Domenicali ammette l’errore in questo video

Il giorno dopo la disfatta della Ferrari a Adu Dhabi, si susseguono le critiche sulla strategia di gara. E Domenicali ammette l’errore in questo video

Un mondiale quello del 2010, pieno di novità, di nuovi e vecchi protagonisti, di regolamenti, polemiche, colpi di scena, ma dominato, anzi stradominato da una vettura eccezionale, nettamente superiore a tutte le altre che ha movimentato il campionato più con le sue scelte di cuore che con la logica del business.

Red Bull

Straordinaria vettura, la RB6 di Adrian Newey, perfetta, costantemente efficiente, nettamente superiore a qualsiasi confronto con antagonisti come Ferrari, Mercedes, McLaren, Renault, tanto per citare le supersquadre più ricche e famose.

Newey ha realizzato una F1 perfetta per il nuovo regolamento, che ha massimizzato tutti i possibili risultati in termini di aerodinamica, handlig, adattabilità a qualsiasi tipo di circuito, per giunta con una buona affidabilità.

Gli altri hanno brancolato nel buio nelle prime gare, fatta eccezione forse per la McLaren, e solo nella seconda parte della stagione la Ferrari F60, partita con tante ambizioni, ha trovato un’efficacia che l’ha consacrata come unica antagonista credibile della comunque irragiungibile Red Bull.

Il pivellino senza paura

Alla fine, anche con l’aiuto del clamoroso autogol Ferrari, il pivellino, irruento, entusiasta, tenero, scriteriato, Seb, a 23 anni e quattro mesi, ha conquistato un campionato che ha meritato per cuore, grinta e bravura da grande campione.

Il pivellino ne ha fatti tanti di errori, potenzialmente suicidi, certo avrebbe potuto chiudere il mondiale molto prima senza la foga eccessiva, gli autoscontro, ma immaginiamo per un attimo che avesse guidato una Ferrari….non lo avremmo considerato l’emulo di Gilles Villeneuve, non lo avremmo adorato per la sua allegra pazzia?

Certo che sì, come lo ha adorato il suo team che lo ha sostenuto contro tutte le logiche rassicuranti del business anche nelle sue avventatezze, che si è lasciato coinvolgere dal suo entusiasmo, che lo ha costantemente preferito a Webber. E’ una storia a lieto fine, il prudente, ragionevole Mark Webber ha perso l’irripetibile occasione della sua vita e il ragazzino impertinente ha vinto. La F1 nonostante tutto è ancora un bello sport.

Le strategie

Il mondiale, come perfidamente ha sottolineato Chris Horner a caldo, la Red Bull l’ha vinto “senza ordini di scuderia“. Certo l’avrebbe vinto prima e senza patemi se avesse seguito esclusivamente la logica del business, ma noi ci saremmo divertiti così?

Meno male che ci sono ancora quelli che fanno sport; io, lo sapete continuo a pensare, da spettatore e da appassionato, che lo sport va onorato anche quando non ti conviene. Ci sia dunque una prima guida, ci sia una strategia del team, per carità, ma rispettando lo spirito dello sport, la voglia di combattere e vincere. 

E comunque almeno i giochi di squadra bisogna saperli fare, evitando il penoso, imbarazzante dilettantismo mediatico che è stato utilizzato dalla Ferrari con Massa. Chi le strategie le ha usate, anche in modo pesante, non ne ha tratto comunque grandi vantaggi e anche questo, se permettete, mi fa piacere.

Peraltro proprio un drammatico, incomprensibile errore di strategia, uno strabismo tattico concentrato su Weber che ha colpevolmente lasciato andare indisturbato Vettel, ha privato la Ferrari e la generosità di un grande Alonso di una vittoria più che probabile.

Alonso, cuore e testa

Fernando, un grande pilota, un grande cuore “razionale”. Non ha mai smesso, anche quando tutti credevano che lui non ci credesse, di perseguire con tutto l’impegno possibile il sogno del mondiale piloti al primo anno in Ferrari.

Questa è la sua grande dote, lui non molla mai, anche contro tutte le evidenze; questo fa valere i tanti soldi del suo ingaggio e ha consentito alla F60 di sembrare in grado di eguagliare quasi la straordinaria creatura blu di Newey. Un mondiale perso all’ultima gara per 4 punti è merito di Fernando, anche dell’impegno del team, ma essenzialmente di Fernando. La F60 non meritava di vincere il mondiale, Fernando sì.

I perdenti

Oltre alla Ferrari, ad Alonso, molti sono stati i grandi sconfitti di questa stagione. Anzitutto la Mercedes, il roboante “panzer team” tutto tedesco, che aveva iniziato l’anno con la conclamata voglia di umiliare la Mc Laren, che aveva piazzato il colpaccio mediatico del ritorno del campione dei campioni Michael Schumacher che coltivava il sogno di un mondiale subito a portata di mano, porta a casa solo briciole e brutte figure. La Mercedes ha investito molto nel ritorno in F1, in un periodo difficile e con contrasti feroci al suo interno.

Il risultato, nonostante le spavalde dichiarazioni ufficiali, potrebbe portare alla resa dei conti in consiglio e ad un veloce ripensamento. Molto, anzi moltissimo ha contribuito il disastroso rientro di Schumi. Risultati sportivi modesti, scorrettezze che lo hanno reso inviso anche ai più nostalgici sostenitori, l’umiliazione della costante superiorità di Rosberg all’interno del team, hanno reso il bilancio del suo discusso rientro in buona parte negativo.

Delusa anche la McLaren, che ha fatto molto meglio di Mercedes, che ha comunque contato sulla grinta di Hamilton, ma che ha scontato il grigiore rinunciatario di Jenson Button, atteso ma non fino a questo punto. Hamilton si è battuto come un leone, ma non è bastato e il bilancio finale per la squadra è modesto. Inferiore alle attese anche la Renault, nonostante un Kubica che meriterebbe di meglio.

Deluso infine, anzi spento, come se gli avessero staccato la spina, il piccolo Felipe Massa. E’ andata di male in peggio; era un rientro pieno di aspettative il suo, dopo il drammatico incidente dell’anno scorso. Si è trovato a confrontarsi con un leader assoluto, un compagno scomodo, come Fernando Alonso, non ha voluto ostinatamente ammettere, prima con se stesso che col team, che lo spagnolo era più forte di lui, è stato speronato (da Alonso e da Scuhumacher), umiliato in diretta radio, penalizzato da errori di strategia e di assistenza del team. Felipe era e resta un’ottimo pilota, ma scarico, demotivato in maniera drammatica, da recuperare assolutamente.

La morale

Questo mondiale mi è piaciuto, imprevedibile, ricco di colpi di scena, con un vincitore finale da libro cuore. Voltiamo pagina, un 2011 con nuove regole, il ritorno del Kers, 20 Gran Premi, che si annuncia ancora più imprevedibile di quello che va in archivio, tra voglia di riscatto Ferrari, con Alonso ormai indiscussa prima guida, i dubbi Mercedes, le ambizioni di rientro al vertice di Mc Laren e una Red Bull che parte favorita come l’Inter in campionato.

Ora cominciano i movimenti di mercato, non tanto dei piloti quanto dei tecnici. Qualcuno (Dyer) in Ferrari pagherà per tutti, sarà fondamentale azzeccare subito le soluzioni della macchina, inseguire e copiare costa troppo e rende poco.

E poi ci sono i piloti, tra giovani nuovi eroi, vecchie glorie, solidi professionisti, la corsa degli sponsorizzati, i vivai per i campioni di domani. E’ il sogno di tutti i team comprare a poco un giovanissimo e trovarsi tra le mani un Campione del Mondo…proprio come Sebastian Vettel.

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P.S.

Come al solito, non è mancata anche in questa occasione la sortita infelice dei politici, che troppo spesso intervengono a sproposito su argomenti che non conoscono. Il Ministro (!) Calderoli, ha approfittato della disastrosa gara Ferrari per un affondo diretto nei confronti di Luca Montezomolo. 

Calderoli ha parlato di “strategia demenziale” e ha esortato Montezemolo a dimettersi dalla presidenza Ferrari. Pronta e sicuramente tono su tono la replica del presidente del Cavallino, che ovviamente rimane alla guida dell’azienda. Comunque, per il 2011 sapremo a chi far gestire le strategie di gara, il popolo ferrarista ne sarà lieto. E un appello ai politici, di entrambi gli schieramenti: per favore, non rovinate anche lo sport! 

 

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