Italia al volante… distratta, indisciplinata, rissosa

Fabrizio Brunetti
23 Novembre 2010
Italia al volante... distratta, indisciplinata, rissosa

Nelle statistiche di incidenti e mortalità non siamo lontani dai dati di Francia, Spagna, Inghilterra, Germania, ma con caratteristiche molto italiane

Nelle statistiche di incidenti e mortalità non siamo lontani dai dati di Francia, Spagna, Inghilterra, Germania, ma con caratteristiche molto italiane

Le statistiche sugli incidenti stradali che l’ACI e l’Istat hanno di recente pubblicato in relazione all’anno 2009 non mostrano sorprese e confermano il trend europeo di diminuzione nel numero degli incidenti mortali. L’Italia in questo quadro complessivo è allineata con i principali paesi occidentali e fa meglio della Grecia e della maggior parte dei paesi dell’Est europeo. Ma se i numeri degli incidenti sono simili, i comportamenti alla guida del bel paese sono invece caratterizzati da una serie di peculiarità tutte italiane che fanno sì che un automobilista che attraversi ad esempio Spagna, Francia, Svizzera, Germania e Olanda noti delle differenze evidenti nel modo di guidare.

Gli italiani amano molto stare al telefono in macchina e nonostante la tecnologia aiuti, quasi sempre, anche se hanno bluetooth in auto, preferiscono occupare costantemente una mano, un orecchio e una notevole parte dell’attenzione che dovrebbe essere dedicata alla guida, durante la propria conversazione. Gli italiani, si sa, sono chiacchieroni, amano gesticolare mentre parlano e non a caso i cellulari nel nostro paese hanno una diffusione più che doppia rispetto alla media UE. Il cellulare – conversazioni, rubrica e messaggi – è il principale responsabile della prima causa di incidenti “procedeva con guida distratta o andamento indeciso“.

Oltre al cellulare però gli italiani al volante hanno una tendenza più marcata degli altri a distrarsi alla guida. Complice è sicuramente il traffico caotico di molte città; poiché la maggior parte degli incidenti (oltre il 75%) avviene in ambito urbano il livello di attenzione è generalmente molto basso e peggiora nei giorni di maggior traffico. La lettura del quotidiano, il trucco per le signore, il nodo della cravatta, il “movimento” dei capelli, lo stato delle unghie, costituiscono una serie di teatrini molto frequenti da osservare nel traffico cittadino.

La marcia in autostrada è di gran lunga la più sicura ed è responsabile solo del 5,7% degli incidenti totali, ma proprio in autostrada il comportamento dell’automobilista italiano si differenzia maggiormente dagli altri.

L’italiano nei tratti a tre corsie, ormai largamente diffusi, occupa stabilmente, indipendentemente dalla velocità di crociera, la corsia di sinistra o quella centrale, trascurando del tutto la corsia di destra – che ancora considera riservata ad inetti, a mezzi pesanti o alle signore anziane – e ignorando gli inviti a viaggiare sulla corsia di destra che ormai compaiono frequentemente negli avvisi autostradali.

E’ una resistenza diffusa, che ancora vive come un affronto il sorpasso a destra e che offre lo spettacolo di buffi serpentoni in cui le due corsie, centrale e sinistra, viaggiano in fila a velocità ridotta e gli “illuminati” della corsia di destra sfilano senza problemi. Gli italiani segnalano (non sempre) il sorpasso, ma non il rientro, ciò che costituisce invece comportamento abituale in tutte le autostrade europee eccetto quelle italiane.[!BANNER]

Altra storica caratteristica italica, in netta diminuzione non per virtù, ma per l’avvento delle telecamere, è il mancato rispetto dei semafori. Dove non arriva l’educazione, ottiene risultati persuasivi la tecnologia di controllo, così come sta avvenendo per i limiti di velocità con autovelox e con il sistema tutor autostradale.

Già perché la “velocità eccessiva” è la seconda causa di incidenti, a pari merito con il “mancato rispetto della distanza di sicurezza”. Anzi queste due causali andrebbero considerate quasi un unico dato, perché se è vero che il mancato rispetto dei limiti aumenta la gravità delle conseguenze di un incidente, è ancor più vero che la dissennata abitudine, piuttosto comune, di viaggiare appiccicati al posteriore della macchina che precede fa sì che una frenata improvvisa non basti ad evitare un incidente che non sarebbe avvenuto col rispetto della distanza di sicurezza.

Quante volte siete rimasti imbottigliati nelle file conseguenza di tamponamenti a catena, apparentemente incomprensibili in strade urbane? Come si fa a coinvolgere cinque o sei auto in un tamponamento a catena se si viaggia ad una media inferiore a 40 km/h? Molto semplice! Basta viaggiare appiccicati e nessuno, neanche il più veloce di riflessi, avrà la possibilità di non schiantarsi sulla coda dell’auto che precede e di essere a sua volta tamponato da chi segue.

In generale l’automobilista italiano presta assai poca attenzione alle regole e ai divieti. Vogliamo parlare degli incredibili parcheggi in seconda e terza fila? Anche con macchina chiusa a chiave, talvolta con i lampeggianti di sosta accesi? Intere strade hanno il parcheggio in doppia fila come prassi consolidata, così come i parcheggi sui passi carrabili, sui marciapiedi, sui posti riservati agli invalidi.

In compenso gli italiani al volante sono particolarmente rissosi; le liti per questioni di traffico sono frequenti, più frequenti nel traffico urbano e sfociano talvolta in vere tragedie. Luoghi comuni? No, si tratta proprio di un problema culturale; siamo santi, navigatori, poeti, ma non abbiamo senso civico, rispetto per gli altri, non crediamo nelle istituzioni e nelle regole e non le rispettiamo. Le culture evolvono con lentezza, minore se aiutata da controlli e sanzioni.

Possiamo migliorare, ce la possiamo fare, con poco impegno e grandi risultati, evitando se possibile di scaricare comunque la responsabilità dei nostri comportamenti sul sistema paese, sui politici, sul tempo, sul traffico, sull’ignoranza “degli altri”, sul “fanno tutti così”. Come commentano in molti all’estero, l’Italia è un bel paese, gli italiani un po’ meno.

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