VW travolta dalla frode, la fine ingloriosa di Winterkorn

Fabrizio Brunetti
22 Settembre 2015
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VW travolta dalla frode, la fine ingloriosa di Winterkorn

Le vicende del mastodontico gruppo tedesco superano ogni fantasia, con la frode a danno dei consumatori.

Le vicende del mastodontico gruppo tedesco superano ogni fantasia, con la frode a danno dei consumatori.

Il mito non vacilla, rovinosamente crolla sotto il peso di un inganno, frode truffa, chiamatela come volete e sarà sempre un termine troppo cortese per definire un colpo basso nei confronti degli enti di controllo e dei clienti.

Il fatto è che sulla sua linea di motorizzazione diesel che equipaggia quasi tutti i modelli compatti e medi dei marchi VW, Audi, ma anche Skoda e Seat, – si tratta del motore Tipo EA 189 montato su 11 milioni di veicoli nel mondo, come precisa l’imbarazzato comunicato ufficiale di Volkswagen Group Communications – è stato montato un SW nativo di VW, quindi con esplicita volontà di truccare i dati reali di emissione, per rientrare nei limiti previsti dalle normative.

Il caso è scoppiato relativamente al mezzo milione di auto VW e Audi – Golf, Jetta, Passat, Beetle e A3 – vendute in US tra il 2009 e il 2015, grazie all’indagine dell’EPA – l’Agenzia di protezione dell’ambiente americano – con indagini accurate e durate a lungo, a fronte delle quali VW e Winterkorn in persona sono stati costretti ad ammettere l’inganno e a presentare le scuse nei confronti degli enti di certificazione e controllo degli Stati e dei consumatori.

Scuse che naturalmente non serviranno, il fatto è di una gravità senza precedenti e la trentina di miliardi di dollari che tra perdita di capitalizzazione seguita al crollo in borsa, interventi di modifica e avvio delle cause che via via vengono attivate da Enti, Consumatori e con tutta probabilità Stati, è solo la prima voragine, quella relativa alle VW e Audi vendute in US, che si apre nei fin qui floridi conti del maxi gruppo tedesco.

Inimmaginabili al momento anche le conseguenze sul piano penale, senza contare lo stop temporaneo delle vendite, i richiami e il discredito difficile da rimarginare che si abbatte su uno dei miti più solidi dell’auto e dell’eccellenza tedesca.

Ora il virus si espande a macchia d’olio e man mano molti dei paesi in cui i propulsori diesel sono stati commercializzati con le finte emissioni, chiedono verifiche e chiarimenti, sospendono le vendite e minacciano azioni di rivalsa civile e penale.

Chiaramente Winterkorn porta per intero la responsabilità del disastro ed è già giubilato. Domani, nel momento in cui scrivo, il Consiglio Straordinario sancirà la sua cacciata con ignominia e la sostituzione, data per certa, con il boss di Porsche Matthias Muller.

Così la famiglia Porsche/Piech torna prepotentemente alla guida del Gruppo, dopo il tentativo fallito di Piech solo tre mesi fa di far fuori Winterkorn, che era costata inaspettatamente la poltrona in Consiglio al grande patriarca e alla potentissima moglie Ursula.

Tre mesi fa la vittoria di Martin, oggi la vendetta indiretta di Piech con le ceneri sul capo del vincitore per un giorno. Peraltro la richiesta di uscita e sostituzione del discusso CEO si fondava sull’incapacità, secondo Piech, di gestire le crisi del mercato americano, di quello brasiliano, della frenata della Cina e il piano di riduzione dei costi.

Quello che sta accadendo ora abbatte, definitivamente e chissà per quanto tempo, la possibilità che VW Group recuperi un ruolo importante proprio sul mercato nord americano ed aumenterà a dismisura i costi.

Il 2015 sarà un anno tragico per i conti VW ed il 2016 certo non basterà a far tornare la situazione ad una qualche normalità. Quanto al mercato americano poi, i consumatori statunitensi possono perdonare tutto ma non la menzogna.

Aveva pagato conseguenze pesantissime due anni fa il gruppo Hyundai/Kia solo per aver “aggiustato leggermente” i dati relativi al consumo dichiarato di carburante di alcuni suoi modelli, appunto non per la misura dell’inganno, davvero un’inezia, quanto per la menzogna in sé.

In questo caso l’inganno è plateale, cosciente ed ha richiesto un preciso impegno per creare e applicare un SW di frode. Gli Stati Uniti sono il paese delle “class action” e non c’è alcun dubbio che stiano per piovere sulla testa del colosso tedesco pesantissime richieste di risarcimento da parte dei consumatori.

Per la Germania è un colpo durissimo, VW è per la sua rilevanza quasi più un simbolo nazionale che un’azienda privata, il land è peraltro direttamente e significativamente presente in Consiglio, la Cancelliera Merkel ha seguito e segue costantemente le vicende che riguardano il Gruppo, simbolo stesso della Germania industriale.

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