Paris 2014: un salone all’insegna del pragmatismo

Fabrizio Brunetti
14 Ottobre 2014
Paris 2014: un salone all'insegna del pragmatismo

Specchio della difficile situazione dei mercati europei, l’edizione 2014 della mostra parigina appare orientata alla concretezza delle proposte

Specchio della difficile situazione dei mercati europei, l’edizione 2014 della mostra parigina appare orientata alla concretezza delle proposte

Che edizione è questa del (tradizionalmente) spumeggiante salone parigino? Non un’edizione in tono minore, per espositori e afflusso del pubblico, ma certamente un’edizione sobria, senza sfarzi, con relativamente poche novità e per la maggior parte orientate a mercati di massa.

E’ uno specchio dei tempi ancora difficili del mercato europeo evidentemente e l’aria si respira da subito di fronte agli stand dei due grandi padroni di casa, vale a dire Renault, con Dacia e Nissan, e PSA, con Peugeot e Citroen.

PSA che è ancora nel mezzo della crisi più nera della sua storia, presenta per Peugeot solo versioni 208 e 308 e un concept di un crossover sportivo, il Quartz.

Citroen e DS ancora versioni e aggiornamenti ed un riuscito concept DS Divine che potrebbe anticipare la futura media compatta del marchio premium, il dopo DS4, che non ha avuto nell’attuale generazione il ritorno atteso.

Per Renault, che gode invece di solida salute, una novità di rilievo come il nuovo Espace e un interessante concept laboratorio, Eolab, che prefigura la prossima generazione Clio, attesa nel 2018, e racchiude una summa delle applicazioni tecnologiche rivolte alla massima efficienza che troveranno applicazione su tutta la gamma Renault entro il 2022.

Per il resto nella mia personale classifica metterei tra le stelle del Salone al primo posto senz’altro la 500X, simpatica, personale, così diversa dai crossover compatti concorrenti, sarà un gran successo, secondo me superiore anche agli obiettivi fissati.

Subito dietro un altro colpo vincente di Land Rover by Tata, dopo il successo di Evoque, la Discovery Sport che sostituisce in gamma la Freelander.

Ancora una volta bella, personale, autorevole, ridefinisce l’immagine del SUV compatto targato Land Rover; anche per il Discovery Sport facile pronosticare un sicuro successo.

Più delicato e imprevedibile il risultato della berlina sportiva compatta XE, con cui Jaguar si riaffaccia, dopo l’infelice esperienza di X Type, nel difficile mercato delle berline premium compatte regno di BMW, Mercedes e Audi.

Grandi ambizioni, utilizzo esteso dell’alluminio, anche per la monoscocca, con 200 kg in meno da movimentare rispetto alle prestigiose concorrenti, gamma di motorizzazioni ampia a quattro e sei cilindri, tecnologia elettronica avanzata.

Il punto interrogativo è l’affermazione d’immagine di uno stile anche troppo sobrio, con linee e proporzioni pulite ed eleganti ma non particolarmente aggressive e personali. Il compito è davvero arduo, chissà se la XE ce la farà.

Potrebbe essere una sorpresa il nuovo Honda HR-V, di nuovo un crossover compatto, che sta raccogliendo grandi consensi sul mercato americano, dove Honda da tempo era in sofferenza e potrebbe trovare un buon gradimento anche in Europa.

Così come il ritorno del Suzuki Vitara, totalmente ridefinito e finalmente di nuovo dotato di personalità.

Niente di nuovo per la Passat di settima generazione, berlina e SW, per la terza di Audi TT (al Salone era esposto anche il concept della roadster), per i restyling dei monovolume Ford C-Max ed S-Max.

Nuova invece, completamente, la quarta generazione della Mazda MX-5, più piccola e leggera dell’attuale e che mi ha lasciato deluso, specie per la scelta stilistica del muso, caratterizzato dagli occhi a mandorla e meno aggressivo di quello che mi sarei aspettato.

Il design complessivo, le proporzioni ci sono, i dettagli caratterizzanti di stile invece mortificano a mio avviso la potenzialità d’impatto del piccolo Spider, mi verrebbe da dire “meglio la terza”.

Tiepido anche nei confronti della dichiarata “anti 911” della Stella, la AMG GT, che è molto Mercedes nel muso, molto 911 nella coda, in un insieme gradevole ma ancora una volta assai meno personale del mito che vorrebbe insidiare, la comprereste al posto di un 911?

Molta enfasi sulla seconda generazione del SUV Volvo XC90, presentato come capostipite di un nuovo corso stilistico. Pulita, imponente ha diviso i giudizi tra chi la trova molto elegante e che invece la giudica poco personale e un po’ statica rispetto ai maxi SUV dinamici di altri concorrenti.

Chiuderei con due estremi, oggetto di grande attesa: le nuove Smart Fortwo e Forfour, realizzate con Renault in condivisione con Twingo, e caratterizzate dal motore posteriore come la citycar francese.

Una metamorfosi totale, sia meccanica che stilistica, rispetto alla precedente e che gioca le sue carte sull’affermazione della simpatia e appeal per il pubblico trendy cui è destinata.

A me non è piaciuta, mi pare proprio non abbastanza simpatica, ma vedremo come reagirà il mercato molto particolare degli smartisti e in ogni caso sarà molto più facile non collezionare perdite, come quelle delle due generazioni precedenti, grazie ai drastici risparmi sui costi realizzati con la joint con Renault.

Altro estremo, inatteso e per certi versi sorprendente, quello della Granturismo Lamborghini Asterion, concept ibrida plug-in. Uno stile neoclassico, con linee morbide e molti richiami alle GT degli anni settanta, così diverso da quello tagliente di Aventador e Huracàn.

Una proposta davvero diversa, che avrà un futuro produttivo? Al momento nessuno lo sa, ma non è da escludere che la Lamborghini torni alle GT come la 350/400 o la Espada che tanta fortuna hanno portato alla storia del marchio.

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