Specialties… il valore delle icone

Fabrizio Brunetti
06 Giugno 2014
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Specialties... il valore delle icone

Piccoli numeri, buoni margini, alti ritorni d’immagine è la formula magica delle specialties, icone che puntano sull’emozione.

Piccoli numeri, buoni margini, alti ritorni d’immagine è la formula magica delle specialties, icone che puntano sull’emozione.

Il mondo dell’auto è diviso ormai in categorie di prodotto definite. I prodotti generalisti, con fasce che spaziano dal low cost ad esempio di Dacia al quasi premium di Volkswagen e Volvo, passando per Peugeot/Citroen, Renault/Nissan, Fiat, Opel, Hyundai/Kia, i costruttori giapponesi.

I prodotti premium, dei grandi marchi di prestigio BMW, Mercedes, Audi, Porsche, Jaguar, Range Rover, Cadillac, Lexus, e degli alto di gamma come Maserati, Bentley, Rolls Royce, Ferrari per esempio. Infine, con un’aggregazione che comprende marchi o modelli iconici, le specialties, cioè tutte quelle auto che escono dalla logica del mass market, così come del marchio premium in sé, per diventare espressione elitaria di piccoli numeri e grande ritorno emozionale in immagine.

Anche in questo caso nella stessa classificazione convivono modelli che comunque realizzano numeri importanti, come lo spider Mazda MX5 Miata o l’Alfa Romeo 4C ad esempio, interi marchi come Morgan, modelli singoli come Ferrari LaFerrari, Corvette Z1, Porsche 911 GT3, Dodge SRT Viper. Di tutto e di più con un unico fattore, l’emozione che generano auto dalla personalità molto forte, che hanno margini elevati nel prezzo di vendita e un grande ritorno d’immagine.

Ho l’impressione che l’attenzione dei costruttori nei confronti delle specialties stia aumentando e così se è vero che in un mondo delle vetture generaliste e anche premium l’attenzione al design differenziante sia molto attenta, tanto più il fenomeno si sta accentuando nelle vetture specialissime in cui l’impatto emozionale deve essere per definizione la motivazione all’acquisto, spesso impegnativo sotto il profilo economico.

Il caso Alfa 4C (e in precedenza con numeri ancora più limitati 8C) è emblematico in questo senso, così come Maserati Alfieri e il concept Mini Superleggera Vision Touring premiato a Villa d’Este. Prendiamo la berlinetta e spider 4C, a lei il difficile compito di dare un nuovo glamour ad un marchio forte ma appannato da una serie infinita di errori di strategia industriale che partono dalla fine degli anni ’60 e che hanno lasciato Alfa Romeo con Mito e Giulietta. Quindi una berlinetta compatta, aggressiva, con una serie di citazioni emozionanti delle Alfa sportive del glorioso passato e una sostanza telaistica e meccanica da vera sportiva. Perfetta per il ruolo d’interprete dello spirito di un’auto del Biscione. Costa cara ma certamente non sarà prodotta in perdita, è un’icona preziosa che lascerà un segno.

Marzo di quest’anno, Salone di Ginevra la Maserati Alfieri, concept di una gt 2 posti col marchio del Tridente, incanta giornalisti e pubblico con una personalità di stile perfetta per interpretare l’anima più sportiva di Maserati, senza nessun punto di contatto con le Ferrari o le altre icone sportive come Aston Martin, Porsche, Jaguar. 

Perfetta, bellissima, personale; per fortuna promossa subito ad un futuro produttivo, anche in versione Spider, un successo annunciato, un’instant classic che lascerà il segno. Merita senz’altro un seguito produttivo l’emozionante Mini Superleggera Vision di Touring, piccolo roadster pulito, aggressivo con il recupero della pinna centrale in coda tanto caro alle barchette sportive degli anni 50 e 60. Il confronto con la sgraziata Mini Roadster della precedente generazione è impietoso, la Vision sarebbe senz’altro molto più cara, esclusiva, ma un’icona forte, un grande successo d’immagine  e probabilmente di vendite. Non produrla sarebbe davvero un delitto, non sempre il tocco magico riesce, questo è davvero riuscito.

Speriamo che le future 124 Spider e Abarth  siano così emozionanti, speriamo che il futuro (lontano) Spider Alfa Romeo sia degno della sua storia. Produrre icone è buon business e un grande ritorno d’immagine, saranno sempre più numerose e magari consentiranno come sta accadendo con la Jaguar F-Type anche un recupero d’immagine per marchi dal grande passato. Non smetto di sperare che un giorno si possa vedere una Lancia fatta solo di specialties, di icone come Delta Integrale, Fulvia HF, Aurelia B20 e B24, Stratos… altro che Ypsilon.  

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