La rivoluzione europea… decadenza e novità

Fabrizio Brunetti
13 Dicembre 2013
La rivoluzione europea... decadenza e novità

GM decide l’abbandono di Chevrolet dall’Europa, Ford rilancia ma a suon di tagli, PSA fa lo stesso, Volkswagen e Fiat in calo.

GM decide l’abbandono di Chevrolet dall’Europa, Ford rilancia ma a suon di tagli, PSA fa lo stesso, Volkswagen e Fiat in calo.

Per la cara vecchia Europa, già culla dell’auto, la fine del 2013 è la cronaca di un inverno da brividi, non per il freddo ma per il persistere delle difficoltà di quello che solo tre anni fa era ancora un mercato fondamentale nel panorama dell’auto mondiale e culla dei principali costruttori.

Un costante, drammatico declino che ha di fatto dimezzato il mercato italiano, ridotto di un terzo quello continentale, dove pure la Gran Bretagna ha, in controtendenza, migliorato costantemente.

L’esito di questo cataclisma storico è un 2013 nel quale ancora non si vede la fine della crisi, nessuno crede più che il declino sia reversibile e che l’Europa  possa tornare ad essere il centro del mondo dell’auto.

Dunque i costruttori generalisti europei – Volkswagen, Peugeot Citroen, Renault, Fiat – e quelli americani con marchi europei come GM Opel e Ford Europe, devono correre ai ripari e rivoluzionare le strategie per poter continuare a sostenere la loro presenza in Europa e tentare una ripartenza.

Volkswagen punta tutto sulle economie che derivano dalle nuove piattaforme unificate per tutta la galassia del gruppo e sulle economie investe e investirà quasi più che sullo sviluppo dei prodotti. Per il colosso tedesco comunque il mercato europeo è già da tempo relativamente marginale e con lungimiranza proprio Volkswagen ha creduto e investito per prima sul mercato cinese di cui oggi è padrona.

Nel frattempo per un mercato casalingo che per la prima volta da decenni chiude in rosso, Volkswagen ha aperto ad una scontistica che riguarda soprattutto Up!, Golf, Tiguan e Passat, per le quali la domanda è debole o comunque inferiore alle attese.

La svolta drammatica di PSA – Peugeot Citroen è ormai sulle pagine di tutti i giornali, con le acquisizioni di controllo da parte del governo francese e di quello cinese tramite Dong Feng e la dipartita di GM. Nel frattempo PSA sta attuando drastici interventi di riduzione dei costi e sta per partire la procedura di chiusura dell’impianto di Aulnay con la perdita di 8000 posti di lavoro.

Sul piano del prodotto, posto che spetterà da gennaio al nuovo CEO Tavares ridefinire il piano, è certo che i progetti comuni con GM sono in via di cancellazione e che sui relativi fondamenti per la riduzione dei costi PSA ha necessità di trovare altre vie.

Le principali sembrano essere da un lato lo sforzo a spingere verso una caratterizzazione premium Peugeot e il marchio DS, e a popolarizzare Citroen, ma con uno stile originale e innovativo che è nel DNA storico del marchio. Dall’altro a spingere l’acceleratore sul serbatoio del mercato cinese, l’unico in quest’anno tragico ad aver dato qualche soddisfazione al gruppo francese.

Renault è il gruppo che se la cava meglio, sia perché i nuovi prodotti, Clio e Captur in particolare, stanno raccogliendo un successo superiore alle previsioni, sia perché Dacia continua a fare risultati e utili, sia perché Nissan è garanzia di presenza forte su tutti i mercati e sforna prodotti di successo, su basi comuni, il che significa sinergie e utili.

Fiat si è difesa ed ha fatto meglio di altri sul fronte delle perdite, ma la sua quota di mercato si è ridotta comunque. La strategia, già avviata con successo per Maserati, di trasformare in prodotti premium, quindi con margini elevati, tendenzialmente tra l’8 e il 10%, tutti i marchi e i prodotti fabbricati in Italia, è esemplare nella sua logicità, ma richiede tempi e investimenti.

Per Fiat solo Panda e 500, due brand di forte caratterizzazione – pratici, logici, razionali  i prodotti Panda, creativi, lussuosi, modaioli quelli  con marchio 500 -, declinati in tutte le taglie, small, compact, medium, così come Mini.

9 miliardi di euro gli investimenti tra tutti i marchi nei prossimi tre anni, destinati quasi per metà ad Alfa Romeo e promessa di pareggio di bilancio entro il 2016.

GM, con una decisione drastica ed eclatante, entro il 2016, con un costo stimato di 700 milioni di euro, cancella dall’Europa il marchio Chevrolet, introdotto appena nel 2005. Il colpo di scena rappresenta un ulteriore (ultimo?) tentativo di rilanciare Opel, in crisi cronica, eliminando la sovrapposizione coi prodotti generalisti Chevrolet e puntando ad accentuare una personalizzazione da “quasi premium” che faccia uscire il marchio tedesco dal limbo da cui non lo scuote neppure il totale rinnovamento della gamma. Riduce comunque la capacità produttiva con le chiusure di stabilimenti, tra cui quello storico di Bochum.

Ford fa lo stesso, chiude tre impianti e riduce le produzioni, ma annuncia con baldanza che la nuova strategia “One Ford“, vale a dire la realizzazione di una gamma mondiale adatta a tutti i mercati con poche varianti, è destinata a ridurre i costi ma al tempo stesso a restituire prestigio al marchio.

Non a caso annuncia il piano in occasione del lancio della sesta generazione Mustang, bellissima icona yankee, destinata a fare da portabandiera dell’immagine Ford in Europa e per la quale sarà disponibile una specifica versione con motorizzazione da 2,3 EcoBoost, accanto al classico 5 litri V8 americano.

Dal 2016 una nuova Ka a cinque porte, world car, verrà costruita in Brasile, in sostituzione di quella attualmente realizzata in Polonia con Fiat. Fiat sostituirà lo spazio produttivo lasciato da Ford con l’unificazione a Tichy della produzione della nuova generazione 500 per tutti i mercati.

Si muovono vorticosamente le pedine di questo difficile scacchiere. Vedremo chi avrà individuato la chiave della strategia vincente, anche se occorrerà attendere il 2015, dopo un 2014 preparatorio in cui pochi equilibri cambieranno e il mercato europeo dei costruttori generalisti continuerà con tutta probabilità a languire, per iniziare a vedere risultati significativi.

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