Alleanze e fusioni… chi ascolterà Marchionne?

Fabrizio Brunetti
03 Giugno 2015
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Alleanze e fusioni... chi ascolterà Marchionne?

Sergio ribadisce con più forza quello che aveva predetto nel 2009, sopravviverà solo che sfrutterà grandi economie di scala.

Sergio ribadisce con più forza quello che aveva predetto nel 2009, sopravviverà solo che sfrutterà grandi economie di scala.

Il capo del settimo gruppo automobilistico, FCA, che si avvia ai 5 milioni di pezzi prodotti quest’anno, nel suo consueto stile franco e diretto, torna a ribadire, con più forza e convinzione, quello che va predicando dal 2009. Allora la profezia che i produttori di auto si sarebbero ridotti a sei nel giro di qualche anno, per l’insostenibilità degli spaventosi costi di sviluppo e produzione che riduce i margini di prodotto a livelli talmente risicati da costringere inevitabilmente, pena la sopravvivenza stessa, a concentrazioni e fusioni su volumi di prodotto oggi impensabili per tutti.

Ora torna all’attacco e insiste sull’urgenza delle alleanze. Lo fa stavolta facendo numeri, inviando mail, più o meno riservate, a “molti” dei grandi produttori. Il clamore sul “Marchionnepensiero” è aumentato con gli sprezzanti dinieghi d’interesse pubblicamente manifestati da GM, che si dice certa di non aver bisogno di volumi, dall’alto dei suoi 10 milioni di veicoli all’anno, e di essere totalmente concentrata sul proprio autonomo piano di sviluppo.

PSA, di cui tanto si era parlato come possibile oggetto di fusione con FCA, è ancora nel bel mezzo del guado del risanamento, dopo il rischio concreto di sparire dai giochi e le spaventose perdite degli anni scorsi, e comunque la doppia proprietà statale, francese e cinese, complicherebbe ancora di più la definizione di alleanze di ferro. Ford (ma era lo stesso per Peugeot fino a due anni fa) tradizionalmente e orgogliosamente è convinta di farcela da sola.

Volkswagen, al di là della consolidata incomunicabilità con la FCA di Marchionne/Elkann, compensa i dolori del marchio VW con i margini strepitosi di Audi e Porsche ed ha comunque una concezione di alleanza intesa come controllo totale. Toyota, da leader, sembra anch’essa non interessata e convinta di fare da sé.

Renault/Nissan si gode il dinamismo e la solidità che ne hanno consentito la scalata al quarto posto della classifica, con 8,5 milioni di veicoli, quindi niente più che alleanze di componenti e prodotti come quella con Mercedes. Prima di FCA resta solo Hyundai-Kia, quinta nella classifica dei produttori con quasi 8 milioni, ma apparentemente lo stile del gruppo coreano è semmai di conquista più che di alleanza o fusione.

Dunque? Un po’ di conti, FCA punta ai 7 milioni di pezzi a termine piano (2018), contando su Jeep e la rinascita di Alfa Romeo, Marchionne dice che da una fusione FCA ricaverebbe benefici tra i 2,5 e i 4,5 miliardi l’anno. E allora, come senz’altro sta facendo anche lui, facciamo brain storming in libertà sui possibili scenari.Nella classifica dei produttori ad FCA segue Honda, da tempo alla ricerca di un rilancio dopo anni di appiattimento di prodotti e vendite.

Sarebbe una fusione interessante, da 12 milioni di pezzi all’anno, con un range di gamma, brand, modelli e aree di mercato in grado di coprire tutte le nicchie.Stesso discorso, ma dimensioni minori e sussistenza del contenzioso con VW non ancora risolto, per un’alleanza con Suzuki (3 milioni, decimo produttore mondiale).

Per entrambe le ipotesi l’ostacolo maggiore sembrerebbe “culturale”, con la ricerca di un difficile equilibrio tra due filosofie d’impresa così radicalmente diverse. Dunque la ricerca di fusione con altro partner generalista forte dimensionalmente sembrerebbe difficile. Dico sembrerebbe perché le freddezze pubblicamente manifestate ad esempio da GM e Ford si scontrano con potenziale “piatto ricco” di riduzione dei costi e potrebbero alla lunga essere più tattiche di trattativa che reale disinteresse. Restano altre due strade nella complessa ricerca di alleanze integrali.Una, l’India di Tata, punterebbe sui due versanti, quello premium di Jaguar-Land Rover e quello low cost di Tata.

L’altra sposta invece il fuoco su un alleato solo premium, con volumi meno importanti ma margini, tecnologia e forza dei brand molto elevati. Mercedes e BMW, nell’ordine, i partner più interessanti, con un’accentuazione del carattere premium dei marchi FCA ed una copertura del basso di gamma più efficace e redditiva per i due prestigiosi marchi tedeschi. Come, quando e con chi la ricerca si realizzerà non lo sa evidentemente neanche Sergio, che comunque, come nel suo stile continuamente lancia in avanti la palla.

Tanto audace nelle visioni da lasciar intendere che oltre o in alternativa alla integrazione tra gruppi automobilistici, si potrebbe concretizzare un’alleanza di ferro con uno dei big dell’informatica.Le sue uscite, le visite pubbliche, gli elogi ai protagonisti della Silicon Valley – Apple, Google, Tesla – sono segnali espliciti di un interesse concreto e potenzialmente destinato a sparigliare le carte.Quel che è certo è che i temi posti da Marchionne sono concreti e importanti, quindi aspettiamoci grosse, sorprendenti novità nel mondo globale dell’auto nei prossimi tre anni.  

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