Monti e le auto blu: tra problemi e piccoli segnali

Fabrizio Brunetti
16 Novembre 2011
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Monti e le auto blu: tra problemi e piccoli segnali

Il nuovo Presidente del Consiglio tra le “grane” su cui decidere se ne trova una fresca fresca sulle auto blu per Regioni ed enti locali.

Il nuovo Presidente del Consiglio tra le “grane” su cui decidere se ne trova una fresca fresca sulle auto blu per Regioni ed enti locali.

Mario Monti, forte della generale fiducia nella sua competenza, equilibrio, sobrietà, estraneità ai giochi della politica, si accinge ad affrontare con il consueto riconosciuto impegno i tanti, gravi problemi che la crisi e l’Europa ci impongono di definire e gestire con efficacia.

Così tra macrotemi quali le riforme delle pensioni, del mercato del lavoro, del sistema fiscale, della lotta all’evasione e ai privilegi, capita anche che sulla testa del neo Presidente capiti anche la questione “auto blu“.

Austerity anche per Regioni ed enti locali

Il decreto del 3 agosto scorso definiva nuove regole per l’utilizzo di vetture di Stato ma escludeva Regioni ed enti locali, lasciandoli così liberi di agire in deroga alle nuove regole. Il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso del Codacons, dà ora 60 giorni di tempo al nuovo esecutivo per rimediare all’errore ed includere esplicitamente le limitazioni anche per Regioni ed enti locali.

Ricordo che il decreto limitava solo alle massime cariche dello stato le auto di rappresentanza, con o senza blindatura, e limitava a 1.600 cc la cilindrata per tutte le altre vetture di Stato e di servizio. Il nuovo governo dovrà decidere, in due mesi, se estendere la stessa normativa anche a Regioni ed enti locali. In tale occasione potrebbe anche accadere che il nuovo esecutivo decida di perfezionare o limitare ulteriormente l’utilizzo di vetture di servizio per il mondo della politica e della pubblica amministrazione.

Ora, posto che il grande favore che in questo momento circonda il nuovo Presidente del Consiglio è in buona parte legato alla sua “diversità” e discontinuità dai vizi che hanno reso così impopolare la classe politica nel suo insieme, quello delle auto blu, a torto o a ragione, anzi certamente a ragione, è vissuto come un bruciante esempio dei privilegi e dell’arroganza che in tempi di crisi stridono con i sacrifici richiesti al paese.

Potrebbe essere dunque una preziosa occasione per il Professor Monti per metter mano con piccolo sforzo ad un grande segnale. E’ evidente che le nuove regole debbono essere estese anche a Regioni ed enti locali, ma magari si può aggiungere qualche ulteriore dimagrimento dei privilegi.

Sono molti i cittadini che si chiedono perché mai una vettura di servizio, oltre alla sua effettiva necessità per “servizio” e non per utilizzo privato, debba sfuggire ai criteri di sobrietà e funzionalità che regolano la scelta dei privati cittadini, specie trattandosi di chi li rappresenta e che dovrebbe dare il buon esempio.

Auto blu italiane: un segnale di speranza

Per di più, come purtroppo noto, oggi sono pochissimi i politici e le caste che hanno attenzione ad utilizzare auto italiane anziché sfoggiare una sfilza (guardate i telegiornali di questi giorni) di Audi, Mercedes, Bmw, Volvo (!), Subaru (!), pulmini Volkswagen e Mercedes.

In questo quadro mi ha fatto un gran piacere, e non sarà sfuggito a molti, che il neo Presidente Monti viaggi su una italianissima Lancia Thesis, e che persone a lui vicine abbiano sfoggiato anzianotte ma altrettanto italianissime Alfa Romeo 166. E’ un piccolo ma importante segnale di attenzione, di non arroganza, di senso dello Stato.

Bene ora non ci sono scuse, è arrivata la nuova Lancia Thema, italiana per adozione certo, ma equipaggiata con motori diesel “nostrani”, che la rendono adatta a trasportare i vertici dello stato senza consumare troppo (è recente la polemica sulle Maserati per i generali delle forze armate). Le altre cariche con le nuove regole possono trovare risposte soddisfacenti con l’Alfa Romeo Giulietta e la Lancia Delta. Vedere il panorama delle auto blu cambiare sarebbe un bel segnale, piccolo forse rispetto ai problemi dell’economia globale ma di gran significato simbolico.

A proposito sapete perché le auto blu si chiamano “blu”, anche se oggi sono in prevalenza nere o grigie? Per capirlo dobbiamo tornare agli anni 50′ e 60, quando le auto di stato italiane erano prevalentemente Lancia Aurelia, Appia e soprattutto Flaminia, rigorosamente “Blu Lancia”. Anche le Fiat 2.300 o le Alfa Romeo 2.000 e 2.600, la 2.000 e l’Alfetta degli anni ’70, erano tutte blu e così le auto di servizio come le Fiat 124 e 125. Di qui l’identificazione con le auto blu, che anzi qualcuno chiamava direttamente “blu ministeriale”.

Bel segnale la Thesis signor Presidente, insista, non ci deluda.

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