DR a Termini Imerese: è davvero meglio di Fiat?

Fabrizio Brunetti
08 Settembre 2011
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DR a Termini Imerese: è davvero meglio di Fiat?

DR Motor si aggiudica gli impianti Fiat di Termini Imerese con un sostanzioso sostegno pubblico. Ma riuscirà a produrre risultati concreti?

DR Motor si aggiudica gli impianti Fiat di Termini Imerese con un sostanzioso sostegno pubblico. Ma riuscirà a produrre risultati concreti?

Dopo le tante fantacandidature susseguitesi negli ultimi mesi, l’assegnazione a DR Motor in ruolo primario – assieme a Lima Group (elettromedicali e protesi sanitarie) e Biogen (energetico e biomasse) – degli impianti dello stabilimento Fiat di Termini Imerese nel quale sta per cessare la produzione della Ypsilon, scatena un “mare” di scetticismo sulla effettiva possibilità che il piano industriale e imprenditoriale presentato da Massimo Di Risio possa davvero garantire un futuro (nel 2016!) ai 1.300 addetti ex Fiat.

Il “secondo produttore automobilistico italiano” la DR Automobiles Groupe di Massimo di Risio assembla oggi, con alcune personalizzazioni, nello stabilimento molisano di Macchia d”Isernia tre prodotti della cinese Chery, il SUV compatto DR5, la più piccola DR2 e la citycar DR1.

State pensando che non le avete mai viste e infatti sono davvero poche le DR5 vendute dopo il roboante lancio iniziale che prevedeva la vendita anche presso la grande distribuzione, così come pochissime sono le DR2. Forse qualcuno avrà notato la citycar DR1, che ha totalizzato in tutto 1.500 esemplari immatricolati da gennaio a luglio, perché molti esemplari grazie ad un’astuta politica commerciale hanno una vistosa banda tricolore con la scritta “DR ambassador“.

Con una proiezione ottimistica si può immaginare che DR riesca ad immatricolare per l’intero 2011 sul mercato interno (l’unico nel quale opera) al massimo 3.500 unità. Ora è credibile un piano che prevede di produrre nel 2016 60.000 auto all’anno a Termini Imerese con il riassorbimento dei 1.300 addetti Fiat?

Finanziamenti pubblici per 178 milioni di euro

A me sembra proprio di no e che sia dissennato e inquietante che 178 milioni di euro vengano stanziati a favore di un piano così poco credibile. 178 milioni di euro – concessi tra contributi, finanziamenti agevolati ed aiuti all’occupazione, in base alla decisione presa dalla commissione composta dal ministro dello sviluppo economico Paolo Romani, dal presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo e dall’AD di Invitalia Domenico Arcuri – a fronte di un investimento diretto della DR, peraltro costituito da capitale proprio e finanziamenti pubblici, per 125 milioni.

Dunque dove Fiat, con un prodotto di successo come Lancia Ypsilon, ha dovuto abbandonare per la proibitiva incidenza dei costi di produzione e soprattutto di logistica dello stabilimento siciliano, perché dovrebbe essere credibile il miracolo promesso da un mini produttore/assemblatore di auto cinesi?

Temo che una volta riempito il secchio bucato attingendo alla ricca fonte di soldi pubblici, quei 1.300 lavoratori continueranno a rimanere non occupati, sino a che il secchio sarà di nuovo vuoto, ma con 178 ml di euro in meno.

Nella puntata precedente della triste parabola di Termini Imerese sembrava che l’impianto siciliano fosse destinato, sempre con sostanziosi aiuti pubblici, a finire nel nebuloso piano di sviluppo dei Rossignolo per il ritorno del marchio De Tomaso, anch’esso circondato da scetticismo e incredulità e da vicissitudini inquietanti sullo stabilimento ex Delphi di Livorno e sul piano dei prodotti.

Bene, il piano DR Motor è stato ritenuto più credibile di quello De Tomaso, sembra quasi una scelta del male minore, più che della concretezza del piano industriale. Il piano DR punta a sviluppare la produzione con l’introduzione della DR3, una versione della Chery A3 rimaneggiata nel frontale e negli interni.

Una nuova utilitaria nel 2016

La DR3 si porrebbe nel mercato, difficile e combattutissimo, del segmento B, ma è una vettura assolutamente convenzionale, con scelte meccaniche e tecnologiche modeste, caratterizzata un arduo posizionamento tra le low cost e un range di prezzo – annuncia un comunicato ufficiale – “tra gli 11.000 ed i 13.000 euro”.

La produzione si avvierebbe nella seconda metà del 2012 per arrivare a regime nel 2016 e solo allora i 1.312 verrebbero riassorbiti. Non riesco a credere nel successo, e tantomeno nei possibili margini, di un prodotto di questo tipo in un mercato automobilistico (quello italiano, come quello europeo) che già soffre di un eccesso di offerta rispetto a una domanda debole, che tale resterà.

Anche i grandi produttori sono in grande difficoltà, i piccoli non esistono proprio, a meno (e costituiscono comunque eccezioni) che non occupino nicchie nelle quali i grandi siano assenti.

Vorrei che così non fosse, vorrei che a Termini Imerese nascesse qualcosa di innovativo, di sorprendente, in grado di assicurare un futuro a chi sta per perdere il posto. Ma temo che finirà in una brutta vicenda di illusioni tradite, più o meno in buona fede, contrassegnata dallo sperpero di denaro pubblico, come tante altre storie all’italiana che hanno costellato la disgraziata storia degli interventi industriali nel Sud.

DR3: prime immagini ufficiali

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