Ricavo medio per veicolo: un illuminante confronto

Fabrizio Brunetti
06 Settembre 2011
Ricavo medio per veicolo: un illuminante confronto

Nella complessità d’analisi dei trend del mercato auto fa riflettere un elementare confronto del ricavo per prodotto di ogni casa costruttrice.

Nella complessità d’analisi dei trend del mercato auto fa riflettere un elementare confronto del ricavo per prodotto di ogni casa costruttrice.

Gli analisti finanziari valutano la redditività di un produttore automobilistico su molti parametri, alcuni oggettivi – ricavati da bilanci, numeri, cifre, margini – altri solo psicologici o basati su previsioni tutte da verificare.

La complessità e imprevedibilità delle reazioni dei mercati hanno avuto recentemente una clamorosa evidenza nello sfiorato crollo delle borse mondiali delle settimane scorse durante il quale hanno sofferto molto anche i titoli automobilistici, da Volkswagen a Mercedes, da Peugeot a Fiat.

Uno studio Goldman Sachs stima una contrazione del 7% delle vendite mondiali dell’auto per il 2012, ma allo stesso tempo prevede un incremento del margine operativo lordo del 15%, vale a dire una maggiore efficienza che salva e anzi incrementa i margini dei costruttori.

Un periodico francese ha pubblicato, senza pretesa di farne un vangelo, un significativo raffronto tra le case costruttrici utilizzando un solo parametro di analisi, certamente oggettivo e significativo, anche se parziale: la redditività per prodotto venduto. Vale a dire che ha raffrontato i bilanci (2010) prendendo il totale dei ricavi netti e dividendolo per il numero di auto vendute: risultato un valore di utile netto medio per veicolo venduto. Semplice no? E infatti è uno dei tanti parametri di analisi, ma è senz’altro quello che fa riflettere di più. 

La classifica piazza al primo posto Mercedes, con un ricavo di 3.683 euro per vettura venduta, segue il Gruppo Bmw (incluso Mini e Bentley) con 2.165, Honda con 1.236. Al quarto posto troviamo il Gruppo Volkswagen con 1.013 euro, Ford con 904, Hyundai/Kia con 591, Renault/Nissan/Dacia con 470, a seguire Toyota con 416 euro, General Motors (includendo Opel) a quota 405, Peugeot con 314 e Fiat (senza Chrysler) con 288 euro.

E’ un dato “grezzo”, che non tiene conto naturalmente di un’infinità di altri parametri di valutazione, come organizzazione, rete di vendita, processi e collocazione dei siti produttivi, articolazione di gamma senza dimenticare la forza commerciale del brand. Ma è pur sempre un dato finanziario oggettivo e se paradossalmente proseguiamo il ragionamento e ci chiediamo quante auto dovrebbero vendere i vari produttori in classifica per eguagliare il ricavo medio del primo, ovvero Mercedes, il risultato è eclatante: Bmw dovrebbe vendere 2,165 milioni di veicoli all’anno (l’obiettivo 2011 è pari a 1,5 milioni), Honda otterrebbe lo stesso risultato finanziario con 3,8 milioni di veicoli e Volkswagen con 4,7 milioni.

Per gli altri costruttori la strada è ancora più in salita:per Ford l’obiettivo da raggiungere dovrebbe essere pari a 5,3 milioni di veicoli venduti all’anno, mentre per il gruppo Hyundai/Kia sarebbe di 8,1 milioni. Davvero difficile poi per General Motors raggiungere un venduto di 11,8 milioni di auto, come del resto per Peugeot e Fiat che per bissare il ricavo medio Mercedes dovrebbero vendere oltre 16 mln di veicoli l’anno! E’ un raffronto paradossale certo, ma fa riflettere sulla rilevanza primaria dell’utile netto medio per veicolo nel valutare lo stato di salute di un produttore.

Tornano alla mente i “tuoni” scagliati da Marchionne sugli errori industriali che avevano portato Fiat sull’orlo del fallimento e che si chiamano Thesis, 159, 166, Stilo e Croma: vetture più o meno riuscite tecnicamente e anche apprezzare dal pubblico, ma che avevano come fattor comune quello di generare perdite anziché utili.

E’ più facile ora comprendere lo sforzo con cui tutti i produttori – ma soprattutto i generalisti come Volkswagen, GM, Ford, Peugeot, Renault/Nissan, Hyundai e Fiat/Chrysler – si stanno impegnando per ottimizzare i processi produttivi, realizzare economie di scala, ridurre i costi e render più efficaci i canali di vendita.

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