E’ una Bugatti la “regina fra le regine” della Mille Miglia

Francesco Giorgi
18 Maggio 2009
E' una Bugatti la “regina fra le regine” della Mille Miglia

La Bugatti 37 dei bresciani Ferrari ha vinto la Mille Miglia 2009. 292 vetture al traguardo. Nel 2010 LA Freccia Rossa anche in Giordania

La Bugatti 37 dei bresciani Ferrari ha vinto la Mille Miglia 2009. 292 vetture al traguardo. Nel 2010 LA Freccia Rossa anche in Giordania.

E’ tornata a Brescia, dopo un’assenza di 12 anni, la coppa destinata ai vincitori della Mille Miglia. La “corsa più bella del mondo” ha, infatti, visto al primo posto finale Bruno e Carlo Ferrari, padre e figlio, che hanno portato al traguardo la loro Bugatti 37 del 1927.

La vittoria dei Ferrari si è concretizzata, come tradizione, dopo il giro di boa di Roma, nel quale in testa si trovava lo specialista della regolarità Luciano Viaro. L’esperto triestino, al volante dell’Alfa Romeo 6C Super Sport del 1928 messa a disposizione dal Museo Alfa Romeo e con nelle ruote i 1600 km della Mille Miglia di quell’anno, si trovava infatti in testa già a Ferrara, al termine della prima “tappa” della corsa; vantaggio poi confermato a Roma, a Castel Sant’Angelo, punto di arrivo della tappa intermedia.

E però, un vecchio detto della Mille Miglia recita che nessuno arriva primo a Brescia se è in testa a Roma. Detto fatto: nell’ultima tappa, le posizioni si sono invertite, con Ferrari primo al traguardo finale e Viaro “solo” terzo, alle spalle degli argentini Carlos Sielecki e Juan Hervas, secondi assoluti al volante di una Bugatti 35A del 1926.

Poca fortuna per il secondo equipaggio argentino giunto nella top ten, formato da Juan e Alberto Tonconogy (su Riley Sprite del 1936), quarti assoluti a causa di 100 punti di penalizzazione a un Controllo Orario.

Conteggi alla mano, si può dire che il terzetto di testa abbia fatto gara a sé: 2 i punti di distacco dal vincitore accusati da Sielecki e 143 le lunghezze che hanno separato Viaro dai primi assoluti; dal quarto in poi, i distacchi si contano nell’ordine delle migliaia di punti

Ma il significato della Mille Miglia va ben oltre l’aspetto sportivo nudo e crudo. E’ un fatto culturale, che premia tutti i partecipanti; non a caso, tutti i concorrenti della Mille Miglia ricevono la stessa dose di applausi dalle decine di migliaia di spettatori che fanno ala al passaggio delle vetture lungo mezza Italia. Tutti, dal primo all’ultimo (a proposito, vale la pena menzionare l’equipaggio che ha concluso gli arrivi dei 292 concorrenti che sono giunti a Brescia: si tratta di Renato Boni e Alberto Ferdenzi, alla guida di una Maserati 150S del 1955).

Lo spirito agonistico dell’evento, poi, anche quest’anno ha trovato conferma dell’elevato numero di ritiri. Sui 372 equipaggi che giovedì scorso erano partiti da Brescia, sono stati 80 i concorrenti che hanno dovuto abbandonare la compagnia.

Fra questi, l’atteso David Coulthard, da quest’anno ex pilota di Formula 1, chiamato dalla Mercedes per portare alla Mille Miglia la 300 SLR, la “numero 722” (dai numeri di gara originali sulle fiancate) con la quale Stirling Moss portò a termine la cavalcata vincente alla Mille Miglia del 1955 e che resta detentore imbattuto della media più alta fatta registrare nei 30 anni di vita della “Freccia rossa”: oltre 155 km/h.

Fra le personalità presenti all’evento, che come tradizione sono particolarmente attese al via, anche Mika Hakkinen, che aveva il compito di pilota di una delle nuove Mercedes 300 SLR “d’appoggio” presenti al via, e Kristian Ghedina, che ha dimostrato di essere a suo agio, oltre che con le moderne ruote coperte, anche con la BMW 328 Coupé Touring del 1939 (uno degli esemplari che contribuirono alla vittoria della Casa bavarese all’edizione del 1940).

A sottolineare l’importanza culturale della Mille Miglia fra le tradizioni italiane da salvaguardare, anche la prosecuzione del Roadshow Internazionale, che porterà in tutto il mondo la Freccia Rossa come simbolo del Made in Italy e dell’Italian Lifestyle, la possibilità di disputare un tributo alla Mille Miglia in Giordania nel 2010 (scaturita dall’incontro, durante la sosta a San Sepolcro, fra Sandro Binelli, Segretario Generale della manifestazione, e il Principe di Giordania Maijilis El Hassan) e i 40 mila euro raccolti durante la cena di gala di mercoledì sera a Brescia, che andranno a favore della costruzione di un asilo nido a Onna, il centro più colpito dal terremoto in Abruzzo del 5 Aprile scorso.

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