La mobilità sostenibile secondo Volvo

Francesco Giorgi
06 Ottobre 2009
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La mobilità sostenibile secondo Volvo

La Casa svedese ha presentato una serie di relazioni sullo stato dell’arte in materia di emissioni, consumi e sicurezza stradale

La Casa svedese ha presentato una serie di relazioni sullo stato dell’arte in materia di emissioni, consumi e sicurezza stradale

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Un mondo senza più incidenti, nel quale le vetture saranno “pulite” (consumeranno il meno possibile, alcune addirittura… niente, grazie alla trazione elettrica). E’ questo il percorso intrapreso da molti Costruttori, destinato entro qualche anno a modificare in maniera radicale la mobilità. La maggior parte dei progetti sono a medio termine, vale a dire che entro una decina d’anni ci si attende una decisa sterzata in positivo nelle emissioni e nella sicurezza.

Non fa eccezione la Volvo, che in questi giorni ha presentato un “rendiconto” sui propri studi nella ricerca verso i bassi consumi e la salvaguardia degli occupanti delle vetture.

DRIVe Towards Zero

Intanto, iniziamo dai progetti fattibili a più breve scadenza. Vale a dire: abbassare quanto più possibile le emissioni di CO2 nell’ambiente. Il prossimo passo, per il quale la Casa svedese (al pari di altri Costruttori a livello mondiale) sta portando avanti dei progetti concreti, è l’elettrificazione della propria gamma di veicoli, che inizierà nel 2012 con il debutto sul mercato di vetture a tecnologia plug – in.

Nell’ambito delle tecnologie “pulite”, la Volvo è uno fra i marchi capofila: l’impegno della Casa di Goteborg in questo senso, infatti, risale agli anni 70, anche se è solo nell’ultimo decennio che si sono concentrati i maggiori sforzi verso un futuro a basse (se non “zero”) emissioni, e che riguarda l’intero ciclo di vita di una vettura: dalla progettazione alla lavorazione, produzione, utilizzo, assistenza e successivo riciclaggio.

E questo grazie anche all’investimento di 1,5 miliardi di euro circa che la Casa svedese ha ottenuto, in un arco che va dal 2006 al 2014, per la ricerca e lo sviluppo di sistemi di riduzione di consumi ed emissioni.

Diesel dai bassi consumi ed emissioni

Attualmente la Volvo, attraverso il programma DRIVe Towards Zero, un “marchio” creato nel 2008, dispone di otto modelli accreditati di un consumo che a ciclo medio non supera i 6 litri per 100 km e con emissioni di CO2 inferiori a 160 g/km: la C30 (99 g/km), la S40 (104 g/km), V50 (104 g/km), V70 (129 g/km), S80 /129 g/km), XC60 (159 g/km) e XC70 (159 g/km), in una gamma che abbraccia ogni tipologia di vettura, dalla berlina compatta al SUV e al crossover.

Carburanti rinnovabili

… Ma non per l’Italia. Almeno, non nel caso della tecnologia FlexiFuel, che equipaggia la C30, S40, V50 e la più grossa V70, che sul mercato interno possono contare su una rete di 320 punti di rifornimento di bioetanolo E85 (miscela combustibile costituita per l’85 per cento di etanolo e per il 15 per cento di benzina) e che, quindi, brucia in gran parte biomassa, una fonte di energia rinnovabile derivante dalla cellulosa, dalla canna da zucchero e dal grano.

In Svezia, da alcuni anni sussiste l’obbligo di prevedere nella gamma dei veicoli questa alimentazione, ma in Italia no. Un’assenza motivata per lo più da ragioni politiche, e che non si vede per quale motivo non si possa adottare, anche considerato che in Svezia le vetture equipaggiate con sistemi analoghi al FlexiFuel della Volvo hanno diritto alla riduzione del 20 per cento sulle imposte e che numerosi enti locali offrono diversi incentivi, come il parcheggio gratuito nelle aree del centro città (a Stoccolma, ad esempio, per le FlexiFuel non si paga la tassa sul traffico).

Ibridi ed elettrici

Niente di meglio di una batteria per avere un’auto che non consumi combustibile, certamente. Questo, tuttavia, è uno studio che le Case stanno svolgendo più a lungo termine. Non fa eccezione la Volvo, che attende il 2012 per il “lancio” di una gamma di veicoli a tecnologia ibrida plug – in, alimentati da motori Diesel e propulsori elettrici (e che funzionano mediante batterie al litio che si possono ricaricare attraverso comuni “prese” domestiche), secondo una “Joint venture che stiamo portando avanti con l’azienda produttrice di energia Vattenfall (già partner della BNW, n.d.r.) iniziata nel 2007 e che, entro il 2012, prevede la messa in produzione di veicoli a propulsione a gasolio ed elettrica: un notevole passo in avanti verso una offerta di veicoli il più possibile rispettosi dell’ambiente”, secondo una recente dichiarazione di Stephen Odell, Presidente e Amministratore Delegato di Volvo Car Corporation.

Questo processo ha portato la Casa di Goteborg a presentare al Salone di Francoforte, nelle scorse settimane, la C30 BEV, prefigurazione della berlina compatta totalmente elettrica che, stando ai piani della Volvo, entro tre anni potrebbe essere messa in produzione: 130 km/h di velocità massima, 11 secondi per passare da 0 a 100km/h e 150 km di autonomia. Più che sufficienti per l’utilizzo medio quotidiano di una vettura.

Nel frattempo (e per non smentire la propria fama di Costruttore che mette in primo piano la solidità e la sicurezza delle proprie vetture), la Volvo inizierà, a partire dal 2010, una serie di test sulla C30 BEV, una prosecuzione delle prove attualmente in corso e delle quali Motori.it si è occupata nei giorni scorsi. Queste prove saranno decisive per valutare le opportunità di produzione delle vetture elettriche.

Un obiettivo? Un’utopia? Almeno, ci si prova. La Volvo la pensa così, se è vero che i tecnici di Goteborg hanno fissato il 2020 come l’anno nel quale non ci dovranno più essere vittime negli incidenti stradali che coinvolgeranno delle Volvo. Il concetto è di natura etica: secondo i dirigenti della Volvo, la sicurezza stradale dovrà arrivare a un grado tale che se ci si imbatte in un incidente non si dovrà più misurarne la gravità in base al tempo che si è perso in coda. In altre parole: la sicurezza dei veicoli dovrà essere tanto elevata da cancellare gli incidenti come elemento della vita quotidiana.

Per arrivare a questo risultato, la Volvo si avvale di una serie di tecnologie in grado di aiutare il conducente a far fronte a manovre di emergenza.

Qualche esempio? Il Collision Warning con Auto Brake. Partendo dai risultati di alcune statistiche secondo le quali un terzo degli incidenti è causato da tamponamenti, e nella metà dei casi il conducente non ha avuto il tempo di azionare i freni, il dispositivo ideato dalla Volvo è stato introdotto per la prima volta nel 2008 ed è basato sulla tecnologia Radar abbinata a una telecamera in grado di “valutare” la distanza che intercorre fra la vettura e un ostacolo improvviso. Se quest’ultimo è a meno di 150 metri nella rilevazione del radar e a meno di 55 metri dal campo visivo della telecamera, vengono azionati in maniera automatica i freni.

Allo stato attuale, sono in atto diversi esperimenti “pratici”, alcuni dei quali fanno parte del progetto comunitario EuroFOT di prove operative sul campo, nel quale i tecnici della Volvo stanno monitorando un centinaio di vetture della Casa equipaggiate con altrettante telecamere che registrano il comportamento del conducente (in particolare il movimento della testa e degli occhi) e con analoghi dispositivi che “osservano” l’ambiente stradale circostante, per costituire un archivio di immagini sulle reazioni dei guidatori in condizioni di traffico difficili o che richiedono una particolare attenzione.

Se, poi, il peggio è avvenuto (ovvero: nonostante i dispositivi studiati e installati dalla Volvo l’incidente c’è stato comunque), il futuro della mobilità sostenibile si dovrà attuare anche attraverso una stretta interazione fra i vari utenti della strada e gli Enti.

Ne è un esempio l’opera di collaborazione fra la Volvo e il Governo svedese che ha come obiettivo la cooperazione tra i singoli veicoli e le infrastrutture pubbliche.

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