Fiat 500: in Belgio, bocciata al collaudo ma…

Francesco Giorgi
30 Ottobre 2009
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Fiat 500: in Belgio, bocciata al collaudo ma...

Un curioso caso, quello che vede coinvolta la “piccola” del Lingotto: alla prova ammortizzatori, la 500 in Belgio non passa il collaudo

Trends: Revisione auto

Un curioso caso, quello che vede coinvolta la “piccola” del Lingotto: alla prova ammortizzatori, la 500 in Belgio non passa il collaudo

Cartellino rosso per Fiat 500″. Titola così una rivista belga, che mette in copertina la “piccola” del Lingotto e punta il dito su un problema che, se fosse vero, farebbe tremare Torino: la 500 non è una vettura sicura.

Secondo i giornalisti belgi, che hanno condotto una inchiesta sulle modalità di revisione (che in Belgio avviene dopo i primi quattro anni e ogni volta che la vettura viene venduta), molte Fiat 500 non hanno superato il collaudo periodico a causa della scarsa tenuta del retrotreno, dovuta – a loro dire – alla bassa efficienza degli ammortizzatori posteriori.

La prova della tenuta di strada, che viene simulata sulle pedane vibranti per osservare la capacità degli ammortizzatori, avrebbe evidenziato uno scarso lavoro delle sospensioni posteriori e provocato vistosi “saltellamenti” del retrotreno. Un comportamento che, secondo i tecnici belgi che si occupano del “Controle technique” (corrispondente alla nostra revisione periodica), si tramuterebbe in un giudizio negativo per la Fiat 500.

Insomma: in Belgio, la 500 non sarebbe una vettura sicura. Verrebbe da indagare, a questo punto, per conoscere i criteri con i quali vengono effettuati i collaudi alle auto. Quanto allora sono fedeli alla realtà queste prove sulle pedane vibranti? Rispecchiano davvero l’effettivo comportamento di una vettura sulle strade di tutti i giorni?

Basterebbe prendere un gruppo di utilitarie del segmento A, osservarle e confrontarne il comportamento. E’ l’azione che la stessa Fiat ha invitato a compiere: dal Lingotto è stato fatto osservare che la questione della leggerezza del retrotreno riguarda molti costruttori.

Come dire: non sono le auto a essere imputate di scarsa sicurezza, ma le attrezzature utilizzate per la prova ammortizzatori a essere additate come poco attendibili, in tal senso.

Ad avvalorare questa tesi, ci sarebbe il suggerimento (dato dagli stessi tecnici belgi) di caricare con due sacchi di sabbia da 40 kg ciascuno il bagagliaio per ottenere più aderenza. Un artificio che fa sorridere soprattutto chi ha qualche capello grigio, perché il miglioramento dell’aderenza con i sacchi di sabbia (o di cemento, o con l’utilizzo di lastre di marmo) è un “trucco” che si è sempre usato, in special modo – in tempi passati – su vetture dotate di assetti “sfalsati” (Simca 1000, NSU Prinz, Renault 4, ma anche quelle che adottavano geometrie posteriori semplici come il ponte rigido).

In effetti viene da pensare che se è vero che i tecnici dei centri di revisione in Belgio invitino i possessori di Fiat 500 a utilizzare il trucco dei sacchi di sabbia, la tecnologia delle costose apparecchiature sia tutta da verificare. E sorge il dubbio che in Belgio il “controle technique” sia così accurato da permettere a una vettura di passare la revisione con i sacchi di sabbia nel bagagliaio (una cosa che, in Italia, se “pizzicata”, può bocciare la vettura, perché vengono sfalsati i valori di carico).

Va precisato, a tal proposito, che in Belgio le prove di tenuta degli ammortizzatori vengono effettuate con banchi prova di tipo EUSAMA (European Shock Absorbers Manufacturers Association, l’Associazione europea delle Case costruttrici di ammortizzatori), che si basa sul principio del carico dinamico minimo e del carico statico su ciascuna ruota, dal quale – con un rapporto – viene calcolato un valore di aderenza globale. Un metodo semplice e intuitivo.

Spulciando sul web però, si incontrano commenti che indicano come né le pedane vibranti, né il metodo EUSAMA, possano offrire il massimo della fedeltà sulle reali condizioni della strada. Tanto che in Italia, come in Germania, la prova delle pedane vibranti non viene utilizzata.

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