Fca nel mirino di Epa: un nuovo Dieselgate negli Usa?

Francesco Giorgi
13 Gennaio 2017
Fca nel mirino di Epa: un nuovo Dieselgate negli Usa?

Oltre 100.000 fra Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram avrebbero emissioni superiori al consentito. Marchionne: “Non ci spaventiamo, pronti a collaborare”.

Oltre 100.000 fra Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram avrebbero emissioni superiori al consentito. Marchionne: “Non ci spaventiamo, pronti a collaborare”.

Anche Fiat Chrysler Automobiles nel mirino dell’EPA (Environmental Protection Agency), l’agenzia federale per la protezione dell’ambiente salita agli onori delle cronache in tutto il mondo a settembre 2015 per il “Dieselgate“, la questione degli ossidi di azoto manipolati in laboratorio che aveva portato Volkswagen sul Banco degli imputati.

Curiosamente, l’eco del “caso Fca” è esploso nelle scorse ore negli Usa proprio mentre l’amministrazione del presidente uscente Barack Obama e i “piani alti” VW hanno patteggiato ulteriori 4,3 miliardi di dollari.

Adesso, nel mirino dei tecnici EPA c’è Fca, attraverso i propri marchi Dodge e Jeep: la controllata USA di Fca viene accusata di avere “aggirato” le prove di laboratorio sulle emissioni nei motori a gasolio, con la conseguenza di avere immesso sul mercato un certo quantitativo di autoveicoli dalle emissioni superiori ai limiti consentiti dalle normative di oltreoceano.

Nel mirino di EPA ci sono Dodge e Jeep

Una stima iniziale ha individuato, dati alla mano (lo indica una “Notice of violation” notificata nelle scorse ore dalla Environmental Protection Agency a Fiat – Chrysler Atomobiles US), un totale di 104.000 unità, fra Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram 1500 prodotte dal 2014 al 2016 ed equipaggiate con le unità a Gasolio da 3 litri (in ogni caso, riferentisi esclusivamente ai mercati di oltreoceano: non sono stati omologati né commercializzati in Italia).

L’immediata conseguenza sulla quotazione Fiat – Chrysler Automobiles in Borsa non si è fatta attendere: ieri, a Milano (Piazza Affari), il titolo Fca è crollato fino a un minimo di 9,235 euro per poi venire sospeso per una ventina di minuti, si è successivamente attestato su quota 9,02 euro (-13,8%) e scendere ulteriormente a -17%; a Wall Street, Fca ha incontrato un simile ribasso, arrivando a -19%; alla chiusura, il titolo si è attestato su -10,23%.

Fca: quanto potrebbe rischiare

La violazione cui EPA accusa Fca comporterebbe una sanzione fino a 44.539 dollari per ciascun autoveicolo, il che – tirate le somme – si tradurrebbe in una mega multa da 4,63 miliardi di dollari. Una sanzione che, tuttavia, non spaventa il presidente e amministratore delegato Sergio Marchionne: il numero uno Fca ha immediatamente fatto sapere che “Il Gruppo non ha alcun interesse a frodare”. Secondo Marchionne, il caso che trova al centro Fca sarebbe differente rispetto al “Dieselgate” Volkswagen: “I loro dispositivi riconoscevano tra la fase di test e l’effettiva marcia su strada.Il nostro software si comporta sempre allo stesso modo”.

Nelle prossime ore, Marchionne si incontrerà con i vertici EPA; all’inizio della prossima settimana, il manager italo – canadese sarà in California.

Il comunicato Fca

Immediata giunge la replica da parte dei vertici Fca US: in un comunicato emesso a stretto giro di posta, la controllata statunitense di Fca N.V. si dichiara “Contrariata dal fatto che la EPA abbia scelto di emettere una “notice of violation” in merito alla tecnologia di controllo delle emissioni impiegata nei motori diesel leggeri da 3.0 litri, modelli 2014-2016, della società”.

“Per le emissioni, i motori diesel che equipaggiano la gamma Fca per il nord America – prosegue il comunicato – sono dotati di un hardware di controllo all’avanguardia, compresa la tecnologia SCR – Selective Catalytic Reduction”.

La difesa Fca prosegue con una disamina tecnica sulle strategie che le Case auto concretizzano per tenere sotto controllo le emissioni: “Ogni azienda costruttrice deve utilizzare varie strategie per controllare le emissioni al fine di realizzare un equilibrio tra le prescrizioni di EPA relative al controllo delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) e le prescrizioni relative alla durata, prestazioni, sicurezza e contenimento dei consumi”.

Dal proprio punto di vista, i “piani alti” dell’asse Torino – Detroit si dichiarano in linea con i regolamenti: “FCA US ritiene che i propri sistemi di controllo delle emissioni rispettino le normative applicabili”. Inoltre, Fca US “Ha speso mesi nel fornire una mole di informazioni all’EPA e ad altre autorità governative e in diverse occasioni ha cercato di spiegare le proprie tecnologie di controllo delle emissioni ai rappresentanti dell’EPA. Fca US ha proposto diverse iniziative per risolvere le preoccupazioni dell’EPA, incluso lo sviluppo di estese modifiche del software delle proprie strategie di controllo, che potrebbero essere immediatamente applicate nei veicoli in questione, per ulteriormente migliorarne le prestazioni in termini di emissioni”.

In conclusione, oltre a dimostrarsi pronti a “Collaborare con la nuova amministrazione subentrante (il Governo Trump, ndr) per presentare i propri argomenti e risolvere la questione in modo corretto ed equo, rassicurando l’EPA ed i clienti di Fca US sul fatto che i veicoli diesel della società rispettano tutte le normative applicabili”, i vertici Fca di Detroit chiedono di incontrare quanto prima l'”Enforcement Division” della EPA nonché i rappresentanti della nuova Ammministrazione, “Per dimostrare che le strategie di controllo di FCA sono giustificate e pertanto non costituiscono “defeat devices” in base alla normativa applicabile e risolvere prontamente la questione”.

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