Opel: partner cercasi per una minicar elettrica

Francesco Giorgi
15 Ottobre 2009
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Opel: partner cercasi per una minicar elettrica

Ma prima bisogna pensare al passaggio di proprietà: oggi è attesa la firma con la Magna e la banca Sberbank

Ma prima bisogna pensare al passaggio di proprietà: oggi è attesa la firma con la Magna e la banca Sberbank

Ormai ce l’hanno tutti. Più o meno piccole, ma le “minime” fanno parte della gamma di gran parte dei costruttori. Tutti, dunque. O quasi tutti. Tranne la Opel, che tuttavia, pur alle prese con la questione relativa al suo passaggio di proprietà, atteso per oggi, a favore della cordata austro – canadese – russa (la Magna e la banca Sberbank), non demorde e, dopo il favorevole debutto della Insignia e la nuova serie della Astra presentata al Salone di Francoforte, ora cerca un partner per lo sviluppo di una minicar.

Serve una minicar

Una vettura piccola, dalle dimensioni addirittura inferiori rispetto alla Agila, ma che si presenti con quattro posti e, possibilmente, venga equipaggiata con un motore elettrico. E’ questa la ricetta indicata a Russelsheim per il futuro: la produzione di una autentica citycar, che sia in grado di competere con la Smart, la Toyota iQ e con le altre piccole orientali.

D’altro canto, è quanto indicato nei giorni scorsi da Alain Visser e da Karl – Peter Forster, rispettivamente numero uno della Divisione Marketing e Amministratore Delegato della Opel a proposito della possibile messa in cantiere di una vetturetta da città dalle dimensioni ultracompatte. Appunto, una via di mezzo fra la Smart e la iQ. Secondo un rendering che da un po’ di tempo circola nel Web, si tratterebbe di una “due posti più due“, dalla linea simile a quella di una micro – monovolume, e che monterebbe un propulsore elettrico.

Elettrica, come la moda attuale impone

Insomma il momento è favorevole per il debutto di una minicar a emissioni zero (o quasi). Favorevole, almeno in teoria, perché prima occorre fare i conti con l’acquisizione della maggioranza delle quote capitale della Opel da parte della Magna e della banca russa Sberbank, e col fatto che, per la produzione della citycar, la Casa di Russelsheim dovrebbe trovare un partner disposto ad accollarsi una parte dello sviluppo della vettura.

Un’operazione che non è certo una novità, basti pensare alle joint venture persenti nel panorama automobilistico (la Fiat e la Ford utilizzano la stessa base e gli stessi stabilimenti in Polonia per la produzione della 500 e della Ka; il Gruppo PSA e la Toyota condividono il medesimo pianale per la C1, la 107 e la Aygo negli impianti del Gruppo francese in Repubblica Cèca).

Partner cercasi

Chi potrebbe essere un alleato alla Opel per la minicar? Forse la Suzuki? D’altro canto, tra la Opel e la Casa giapponese c’è già un accordo, ed è finalizzato alla produzione della Agila negli stabilimenti ungheresi del marchio tedesco. Bisognerà vedere, tuttavia, se la Casa del Sol Levante accetterà di impegnare ingenti risorse, da qui a tre anni, nello sviluppo di una vettura totalmente nuova, che potrebbe magari basarsi sulla concept Trixx, prototipo “in circolazione” già da 5 anni di una citycar a 2 + 2 posti. Bisognerà stare a vedere come si muoverà il mercato. E, per il momento, attendere gli effetti del passaggio di proprietà della maggioranza dei capitali della Opel.

Al momento, non manca che la firma tra le parti, attesa per oggi: una storia che ha tenuto banco dai primi mesi di quest’anno e che, entro questa sera, potrebbe giungere a una conclusione. O meglio: all’inizio di un nuovo capitolo per la storia della Opel.

Opel – Magna: oggi si decide

Le condizioni dell’accordo, se non cambiano, prevedono che la Magna (azienda austro – canadese leader nella fornitura di parti staccate) e la banca russa Sberbank entreranno in possesso del 55 per cento delle quote del Marchio tedesco e della consociata inglese Vauxhall, mentre alla General Motors, che si ritira dal ruolo di “controllante”, resterà il 35 per cento dei capitali. La parte restante (10 per cento) andrebbe ai Concessionari della Casa e ai dipendenti della Opel (impiegati e operai); per questi ultimi è stato raggiunto un agreement sul programma di contenimento dei salari: secondo i delegati sindacali degli stabilimenti Opel in Germania, per salvaguardare i posti di lavoro l’azienda non verserà i contributi pensionistici per l’impianto di Eisenach nei prossimi due anni ed è stata prevista la cancellazione degli aumenti in busta paga per il 2011.

All’appello manca ancora la finalizzazione di un piano di finanziamenti per 4,5 miliardi di euro messo a punto dal Governo tedesco, anche se tutto fa pensare che sui punti principali si troverà un accordo.

La situazione oltremanica

Nel frattempo, l’operazione ha riscontrato un determinante – anche se non decisivo – progresso in Gran Bretagna. Per Vauxhall al termine di una trattativa durata due settimane la Magna, i sindacati inglesi e la dirigenza della stessa Vauxhall hanno sottoscritto un accordo preliminare, secondo la quale è stata concertata una perdita di 600 posti di lavoro con un piano di dimissioni volontarie incentivate, il prosieguo delle attività lavorative allo stabilimento di Ellesmore Port (nel quale, entro il 2011, la capacità produttiva è stata stimata in circa 148 mila veicoli all’anno) e a Luton, dove è stata scongiurata la chiusura. Per quest’ultimo impianto, la Magna si è impegnata a trovare nuove commesse, un passo necessario dopo che sarà terminata la produzione di furgoni e van in collaborazione con la Renault.

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