Jeep Grand Cherokee, europea di Detroit

Redazione
09 Aprile 2009
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Jeep Grand Cherokee, europea di Detroit

Interni più curati, sospensioni pneumatiche, migliore aerodinamica: l’Europa fa strada, Jeep ne segue le tracce con la nuova Grand Cherokee

Interni più curati, sospensioni pneumatiche, migliore aerodinamica: l’Europa fa strada, Jeep ne segue le tracce con la nuova Grand Cherokee

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Jeep, non c’è bisogno di dirlo, è il simbolo dei fuoristrada. Un simbolo che per decenni ha giocato su robustezza e originalità le proprie carte, contando su un appeal che si concretizza in prestazioni off-road a cinque stelle.

Grand Cherokee significa, un po’ come Range Rover, uno degli ultimi SUV capaci di cavarsela egregiamente anche in fuoristrada. Una scelta d’obbligo per chi ha inventato la Willys e una strada che ha premiato il costruttore americano, arrivato ad avere un grande successo anche in Europa.

Esempio più unico che raro, la Grand Cherokee è stata fabbricata anche in Austria e, dettaglio non da poco, è stata proposta con motorizzazione diesel proprio per venire incontro alla clientela del Vecchio Continente, stringendo un’importante partnership con la nostrana VM Motori.

Segno che Jeep e Chrysler sono molto attente a cosa accade sull’altra sponda dell’Atlantico, al punto che la quarta serie di questo SUV propone importanti cambiamenti, se non stravolgimenti, per venire incontro ad una clientela molto esigente. Diremmo proprio di stampo europeo.

Su strada è più “cittadina”

La serie precedente faceva uso di un ponte rigido al posteriore, trazione integrale permanente, cambio con marce ridotte e balestre al posto di più moderne molle elicoidali. Una scelta coerente: il cliente Jeep non guida solo su asfalto e ci sono fin troppi “finti fuoristrada” che, a fronte di gomme tassellate, vanno in crisi quando c’è da affrontare qualcosa in più di un semplice sterrato.

Con il modello 2011 Jeep sembra aver abbandonato definitivamente questo schema, adottando un più “civile” comparto a sospensioni indipendenti, abbinato a sofisticata elettronica per ritrovare i vantaggi che un ponte rigido può avere nel fuoristrada più complesso.

La risposta è un sistema di sospensioni indipendenti pneumatiche, con altezza e rigidità variabili, in grado di adattare la Grand Cherokee sia alla guida autostradale, sia al fuoristrada più impegnativo, anche se le dimensioni e gli “angoli caratteristici” non permettono certo di fare follie.

Una rivoluzione che si concentra in un comando circolare, posto alla base del cambio, per selezionare il tipo di fondo che si sta affrontando, dall’asfalto levigato di un’autostrada a un’insidiosa mulattiera innevata.

Nuovo corso nel look della Cherokee

La linea, che in questa nuova veste riduce del 7% la resistenza aerodinamica, è diventata un sofisticato mix tra le correnti orientali (amanti di linee morbide e sfuggenti) e quelle tipicamente occidentali (passaruota marcati, fiancate muscolose). Il risultato, occorre ammetterlo, rompe un po’ con la tradizione di Cherokee e Wagoneer da cui discende: se non fosse per la griglia cromata dalle generose feritoie verticali, l’identità Jeep non sarebbe immediatamente riconoscibile.

Superato questo piccolo ostacolo, la strada si fa in discesa: la nuova Jeep Grand Cherokee è chiaramente nata per riprendersi lo scettro di ammiraglia della gamma, staccandosi nettamente dalla “cugina” Commander. Il frontale, nonostante l’imponenza, è molto aggressivo e dinamico, grazie alla ridotta altezza di fari e calandra, supportati da un paraurti che “nasconde” una generosa porzione nella parte di colore scuro.

La fiancata sembra uscire dalla scuola teutonica: i grossi passaruota sono vicini a cofano e finestrini, per dare un senso di dinamismo, mentre le portiere bombate, dotate di modanatura cromata, sono un forte richiamo alle muscolose concorrenti europee.

Il posteriore, per quanto equilibrato e ben riuscito, non stupisce in originalità, tradito da una forma di fari e portatarga gradevoli ma “già visti”.

Interni “europei”

Gli interni sono l’elemento più spiccatamente europeo: anche Jeep raccorda plancia e tunnel centrale, abbandonando definitivamente la vecchia usanza (tutta americana) di sgomberare più possibile il passaggio tra i due sedili anteriori senza scendere dal veicolo.

I rivestimenti, l’accostamento dei colori, le linee morbide e la disposizione dei comandi non lasciano dubbi: se levassimo il marchio Jeep, difficilmente si penserebbe di essere a bordo di una vettura statunitense. Questo dettaglio, possiamo dirlo, non è assolutamente un difetto!

Ecco quindi che il volante multifunzione, il quadro strumenti con generosi elementi circolari, il pulsante start/stop e soprattutto il selettore del cambio sistemato al centro del tunnel svelano come la nuova Grand Cherokee diventerà l’ammiraglia Jeep, con allestimenti e vita di bordo decisamente votati al lusso. Un tipo di lusso che oggi è in pugno alle concorrenti europee, ma a prezzi poco concorrenziali per un automobilista d’oltreoceano.

Ma i motori sono Made in USA

Sotto al cofano finalmente si respira “aria di casa”, con tutti i limiti che esso comporta: le motorizzazioni destinate al mercato americano sono due, un V6 3.6 litri “flexible fuel” da 280 cavalli, e il poderoso 5.700 “Hemi” V8 da 360 cavalli e 520 Nm di coppia.

La tradizione americana, sotto al pedale, non vuole compromessi, basti pensare che se da noi le schede tecniche vengono corredate dei valori di Co2 per chilometro, negli Stati Uniti viene comunicato il massimo carico trainabile. Valore che per la “Hemi” è di 7.400 libbre, circa 3.3 tonnellate.

Si amplia la scelta degli optional

Gli allestimenti sono numerosi, anche sul piano tecnico: la trasmissione 4×4 è offerta in tre varianti diverse, denominate Quadra. La versione d’accesso, chiamata Quadra Trac I, è un 4×4 permanente privo di pulsanti o controlli elettronici, scelta che privilegia peso, consumi e prezzo d’acquisto. Il Quadra Trac II ha un sistema di blocco automatico dei differenziali che riduce lo slittamento delle ruote prive di aderenza, basandosi su una serie di sensori tra cui uno che misura l’azionamento dell’acceleratore, adattando anche la risposta del motore (dettaglio non da poco per il fuoristradista più smaliziato).

Il Quadra Drive II ha caratteristiche paragonabili al Trac II, ad eccezione di un differenziale posteriore con controllo elettronico e un software più potente nel riconoscimento delle situazioni a bassa aderenza.

Tra gli optional tecnologici spicca il sistema “Uconnect Guardian” della Hughes Telematics, incaricato di inviare automaticamente un segnale d’allarme in caso d’incidente, guasto meccanico o rapina (tramite pulsante nascosto), unito a sistemi di geolocalizzazione in caso di furto e blocco remoto delle portiere.

Abbinato a questo sistema è possibile installare il Sirius Travel Link (unito al Sirius Traffic Link), un sofisticato computer di bordo on-line che fornisce in tempo reale indicazioni su traffico, condizioni meteorologiche, prezzo del carburante e altri dettagli più squisitamente d’intrattenimento come risultati sportivi o orari dei cinema.

Jeep, sul piano della sicurezza, garantisce più di 45 features dedicate alla sicurezza: dai classici ABS, ESP, controlli trazione e ripartizione elettronica della frenata, si passa al sofisticato “Trailer Sway Control” (un accessorio molto in voga negli States) che aumenta la stabilità del rimorchio, fino all’imprescindibile dotazione di aribag e poggiatesta attivi per migliorare la sicurezza passiva. I tecnici assicurano inoltre che tutta la scocca è stata irrigidita, arrivando a +146% di resistenza torsionale rispetto alla serie precedente.

Vista nel suo complesso, la quarta serie della Jeep Grand Cherokee non sembra un prodotto americano. E forse non è neanche un prodotto europeo, almeno nella sua ultima declinazione, quella che riduce il più possibile consumi ed emissioni inquinanti grazie a moderni e sofisticatissimi motori ad iniezione diretta.

Non è nata per combattere la crisi, probabilmente la progettazione è cominciata prima del crack finanziario dei mutui subprime, ma la strada intrapresa è molto chiara: attaccare l’invasione europea dov’è più forte, ovvero allestimenti lussuosi, design ricercato, elettronica sofisticata. Non ci sono dubbi, i risultati si vedranno fin dal debutto, ma Jeep rischia di perdere un treno ben più importante, quello del rispetto per l’ambiente. Fiat permettendo, s’intende!

Jeep Grand Cherokee Trackhawk 2018 by Hennessey

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