Rolls-Royce Ghost, il lusso della semplicità

Redazione
09 Settembre 2009
21 Foto
Rolls-Royce Ghost, il lusso della semplicità

A metà strada tra Serie 7 e la Phantom, rappresenta il moderno “Spirit of Ecstasy”: guidabilità e prestigio, nel traffico di tutti i giorni

A metà strada tra Serie 7 e la Phantom, rappresenta il moderno “Spirit of Ecstasy”: guidabilità e prestigio, nel traffico di tutti i giorni

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Attingere al DNA Rolls-Royce senza incappare in “reati di lesa maestà” a volte può risultare difficile. Difficile quando un costruttore di questo calibro mette mano alla tradizione e presenta un nuovo modello, ancor più se la parentela con la BMW Serie 7, a confronto perfetta quanto fredda, appare inevitabile.

La Rolls-Royce Ghost nasce con l’onerosissimo obbligo di mantenere la leadership in un mondo totalmente nuovo, gravemente segnato dalla crisi e dalla ferma condanna dell’opulenza fine a sè stessa. La nuova Ghost, per certi versi, rispecchia una visione del mondo che cambia: il lusso di oggi dispiega le ali del successo quando è “facile”, sostenibile. E segretamente sofisticato.

Lo stile

La Rolls-Royce Phantom rivela che, in fondo, la 200EX di Ginevra non era poi così lontana dalla versione definitiva. Il frontale, imponente e dinamico, fa leva su due elementi tradizionali: un’importante calandra che riprende le fattezze del mitico Partenone e uno sbalzo ridotto dell’asse anteriore. Nel primo caso i designer hanno variato volutamente alcuni dettagli per avvicinare il frontale alla presa d’aria di un aereo, settore che Rolls-Royce conosce molto bene. Nel secondo caso l’effetto del metallo satinato ricorda l’automobilismo degli Anni Trenta, quel periodo di scoperta e avventura che ha traghettato l’automobilismo nell’era moderna.

La linea di cintura molto alta, un classico Rolls-Royce, è stata abbinata a fiancate scolpite soltanto nella parte bassa, mantenendo omogeneità nel loro disegno. I passaruota sono appena accennati mentre l’eccezionale sistema di apertura delle portiere, incernierate “controvento” facilita l’accesso ai passeggeri posteriori omaggiando le berline d’altri tempi. La coda rivela una stretta parentela con la Phantom, anche se gli scarichi cromati a disegno trapezoidale, uniti a fari più rastremati, offrono una visione maggiormente dinamica e in linea con l’immagine di questo modello.

Welcome on board Sir…

Gli interni, a detta dei progettisti, offrono per la prima volta un’organizzazione incentrata sul conducente. Uno stacco epocale, e un segno dei tempi che cambiano: la Rolls-Royce Ghost non è una berlina da affidare all’autista, ma una vettura di lusso che vuole essere goduta fino in fondo, soprattutto al volante.

L’utilizzo di materiali pregiati e tinte a contrasto è scontata, quello che spicca è un climatizzatore a quattro zone distinte, che utilizza sedili dal rivestimento forato; un sistema di intrattenimento digitale con disco fisso, lettore DVD multiplo e controlli separati su tre zone; un tetto panoramico in cristallo che aumenta la luminosità di un abitacolo in passato tenuto “al buio” per evitare occhi indiscreti e, infine, un posto guida rialzato, dotato di sistemi di sicurezza all’avanguardia che permettono di condurre gli oltre cinque metri di vettura in totale disinvoltura.

Il quadro strumenti offre tre indicatori circolari con lancette dal disegno retrò, ma tra questi non trova posto il tipico contagiri. In sua vece è presente un indicatore di potenza massima, misurata come “power reserve” su scala da 0 a 100. Un vezzo già visto sulla Phantom e un modo di ribadire che, con il cambio automatico, il contagiri tutto sommato è inutile.

La tecnica

Saltando a piè pari la fitta dotazione di ABS, ESP, controlli trazione e servoassistenza attiva, quello che stupisce è come gli ingegneri permettano al conducente di conoscere esattamente cosa accade fuori dall’abitacolo. Cinque telecamere riprendono tutto ciò che accade intorno alla vettura, in varie situazioni.

Tre punti di ripresa grandangolari si preoccupano di fornire una chiara visione degli ingombri, tra cui uno montato anteriormente che permette di affrontare tranquillamente anche gli incroci più angusti. Di notte entrano in funzione le altre due telecamere, di cui una all’infrarosso in grado di individuare pedoni e ciclisti sul ciglio della strada già a 300 metri di distanza. Questo sistema è affiancato da un quinto sensore subito davanti lo specchietto retrovisore interno, responsabile di regolare l’orientamento dei fari e controllare che il conducente, in preda a un colpo di sonno, non stia abbandonando la carreggiata. Ma veniamo a quello che forse è il punto chiave della Rolls-Royce Ghost, l’assetto.

La Silver Ghost, vettura che nel 1907 Autocar definì migliore al mondo, era chiamata così per il suo assetto confortevole ma non cedevole, un compromesso che ancora oggi per molti produttori è una chimera. Da allora le Rolls-Royce hanno avuto nomi legati a realtà ultracorporee ed esoteriche, proprio per rimarcare questa capacità di “librarsi” sopra la strada, assorbendo ogni tipo di asperità. La Rolls-Royce Ghost, a fronte di uno schema di sospensioni tradizionale (McPherson all’anteriore e Multilink al posteriore), fa uso di sospensioni pneumatiche sofisticatissime, che variano la loro regolazione ogni 2,5 millisecondi.

I progettisti raccontano di come la vettura riesca a “capire” perfino se un passeggero si sposta da un lato all’altro dei sedili posteriori, ritarando di conseguenza tutto il sistema.

Questa prerogativa è valida anche quando il conducente affronta percorsi particolarmente tortuosi, in questo caso ogni singola ruota viene regolata (e se necessario frenata) autonomamente, in base all’imbardata, l’angolo di sterzo e decine di altri parametri, monitorati circa 2.000 volte al secondo dal sistema ACSM, pronto ad intervenire nelle situazioni di emergenza.

Arriviamo infine alla motorizzazione, un V12 sovralimentato di 6.6 litri esclusivo per questo modello. Niente valvole laterali o accensione a bobina della prima Silver Ghost: l’unità che ne equipaggia l’erede è un concentrato di tecnologia che, se dovesse essere passato al microscopio, rivelerebbe una stretta parentela con BMW, a partire dal sofisticato sistema di iniezione diretta. Il risultato è una vettura che scatta nello 0-100 in 4,7 secondi, una potenza di 563 cavalli e una coppia massima ben 780 Nm a soli 1.500 giri.

La Ghost è la Rolls-Royce più potente mai costruita, ma gli sforzi dei progettisti si vedono anche nella sostenibilità ambientale: vengono dichiarati 320 g/km di Co2 nel ciclo combinato e un consumo di 13,6 litri per 100km. Questi valori, se confermati da verifiche strumentali, pongono un nuovo punto di riferimento per motori di questa cilindrata e frazionamento.

La costruzione

Un capitolo a parte merita l’industrializzazione della Rolls-Royce Ghost. In tempi moderni la precisione e la qualità delle macchine a controllo numerico non sono sostituibili dal lavoro manuale. Un problema che BMW ha affrontato delocalizzando la costruzione dei singoli componenti, per poi inviarli agli stabilimenti di Goodwood.

La carrozzeria è di tipo portante, un’importante novità per Rolls-Royce e un doveroso strappo con la tradizione. Il risultato, a detta dei progettisti, è una vettura più compatta della Phantom (circa 40 centimetri in meno) con un’abitabilità assolutamente paragonabile. Il pianale è esclusivo per questa versione, un pericolo scongiurato: i detrattori del Marchio non potranno dire che si tratta di una Serie 7 ricarrozzata, anche se l’assenza di stabilimenti industriali a Godwood richiede l’aiuto della Casa madre.

Scocca e motore quindi vengono pre-assemblati in Germania presso gli stabilimenti BMW, mentre il cambio, uno ZF automatico ad otto rapporti con gestione elettronica, è una garanzia assoluta di qualità.

La Rolls-Royce Ghost, a questo punto, è ben lontana dal suo completamento: ogni vettura richiede venti giorni di lavoro per il completamento, dalla verniciatura all’assemblaggio a mano, senza contare la cura artigianale che viene impegnata sui pellami e i rivestimenti in radica pregiata.

Un esempio sono proprio le pelli utilizzate, provenienti da allevamenti bovini privi di filo spinato per evitare qualsiasi imprecisione, tinteggiati a mano e tutti nello stesso momento, eliminando ogni minima variazione cromatica. La radica è selezionata da esperti artigiani dopo un attento esame, necessario a valutare venature e complessità, cercando disegni pregiati e d’interesse per l’immagine e la colorazione della vettura.

Anche la carrozzeria è oggetto di una lunga e certosina lavorazione: gli strati di vernice vengono carteggiati a mano e la fase di lucidatura finale, da sola, dura almeno cinque ore. La parola d’ordine è “flawless”: la vettura, rifinita centimetro per centimetro, deve essere priva del più piccolo difetto. Il percorso di una Ghost si esaurisce dopo oltre 2.000 operazioni, passate per le mani di almeno trenta artigiani che trasformano il mezzo meccanico in una vera e propria scultura su ruote.

La personalizzazione ovviamente non teme confronti: sono dodici i colori disponibili per la carrozzeria (che può essere anche in tinta bicolore con dettagli in metallo satinato); otto per i rivestimenti interni, tutti cuciti a mano, e quattro varietà di radica disponibili. Gli accessori riguardano principalmente i sistemi elettronici, tra cui spicca un cruise control “stop and go” che gestisce autonomamente frenate e ripartenze nel traffico più intenso.

La nuova arrivata di Goodwood forse non interesserà la clientela classica del Marchio, per loro dopotutto c’è già la Phantom. La Rolls-Royce Ghost nasce infatti per chi cerca un’automobile lussuosa ed esclusiva, desideroso di guidarla ogni giorno. I sofisticati quanto discreti sistemi elettronici, uniti all’eccezionale “visibilità amplificata” del complesso sistema di telecamere, non richiedono abilità da autista professionista: tutti sono nelle condizioni di guidare una Ghost anche nei congestionati centri storici, godendo di una nuova dimensione del lusso su ruote, quello vissuto al volante.

L’appuntamento è al Salone di Francoforte dove potrà essere ammirata… e sognata visto il prezzo compreso tra 200 e 300mila euro!

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